PENSIERO E VITA CIVILE NELLA NAPOLI VICHIANA DI FINE SETTECENTO
91
dicata nel 1783. Il capitolo II del
Saggio III
della prima edizione con-
fluiva nella nota finale del capitolo I del 1792 (ivi, pp. 430-433), ma
senza il brano conclusivo dove veniva ricordato a proposito del «siste-
ma feudale omerico, di cui appena un torbido passagiero lampo vide il
Vico e noi abbiamo alla piena luce ritratto» (
Sp1
, p. 13). Il nuovo
orientamento assunto dalla analisi «de’ principii, progressi e decaden-
za delle società» rivelava, sul piano teorico, la presenza di un’irrisolta
conciliazione tra la lezione di Vico e quella della storiografia illumini-
stica, tra la visione ciclica della storia che aveva giustificato il ricorso al
parallelismo tra mondo arcaico e mondo medievale e l’adesione ad un
modello di progresso delle nazioni «colte e polite»
40
. La spia di tale di-
sagio era testimoniata dal minore rilievo del riferimento a Vico, collo-
cato in una nota del capitolo IX del
Saggio II
della seconda edizione
(versione sintetica del brano finale del corrispondente capitolo XIV
del 1783, in ivi, p. 52) a proposito dei
clienti
romani che (al pari dei
soci
omerici e dei
compagnoni
germanici) avevano ricevuto il solo do-
minio
bonitario
dei campi (
Sp2
, p. 172, nota). La citazione di Vico e
della
Scienza nuova
ritornavano nel capitolo II del
Saggio V
del 1785
(
Sp1
, p. 89) a proposito del «pieno dominio» (
quiritario
) della plebe e
dell’acquisito diritto di cittadinanza che il corrispondente capitolo del-
la seconda edizione si affrettava ad eliminare, lasciando il solo elogio
del filosofo napoletano che «acutamente vide i principii della scienza
dell’origini e de’ progressi delle società» (
Sp2
, p. 300). E su questi si
soffermavano i capitoli del volume II (1792) dei
Saggi
, abbandonando
la riflessione sulle
origini
della storia umana. Nel
Saggio IV
l’attenzione
di Pagano si concentrava, infatti, sul «progresso delle barbare società»,
sul «terzo ed ultimo loro periodo». La storia della civiltà quale civiltà
politica diventava il motivo dominante, mostrandosi al centro di un
brano introdotto nel capitolo V del
Saggio V
del 1792, per sottolineare
la benefica influenza sullo «stato politico delle nazioni» delle «cogni-
zioni morali e politiche, che i dritti e i doveri dell’uomo e del cittadino,
del corpo sociale e de’ suoi rettori additano» (ivi, p. 309). Per Pagano,
40
Cfr. S.
R
OTA
G
HIBAUDI
,
La fortuna di Rousseau in Italia (1750-1815),
Torino,
1961, pp. 99-100. Sull’analisi degli «stabilimenti feudali» si veda V. F
ERRONE
,
I profeti
dell’illuminismo…
, cit.,
pp. 296-297. Di «oscillazioni e contraddizioni» in Pagano a
proposito del «riferimento alla repubblica come forma storica e ideale di governo» ha
parlato con finezza F. D
IAZ
nel noto contributo su
L’idea repubblicana nel Settecento
italiano fino alla rivoluzione francese
(1971), poi in I
D
.,
Per una storia illuministica
,
Napoli, 1973, pp. 455-457.
1...,81,82,83,84,85,86,87,88,89,90 92,93,94,95,96,97,98,99,100,101,...256