FABRIZIO LOMONACO
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gello di queste pagine, veniva accolto un noto motto di Tacito («Sed
dum veritati consulitur, libertas corrumpebatur»,
Annales
, lib. I), per
esprimere il preoccupante deterioramento della speranza nelle riforme
mai tradotte in fatti o atti politici concreti. Direttamente esemplata sui
contenuti dei capitoli finali del
Saggio VII
del 1785 (che ricostruivano,
tra l’altro, la storia del processo
accusatorio
e
inquisitorio
,
Sp1
, p. 256),
risultava lucidissima la descrizione dell’arretratezza sociale del Regno,
diviso «quasi in due classi, di feudatari ed ecclesiastici, che tutto pos-
sedono, e di un popolo povero all’eccesso, ed avvilito», tutti lontani
dal «civile costume, e dalla sociale virtù» per la mancanza di un «senti-
mento di pubblico bene», figlio dell’ «istruzione» e dell’«amore della
costituzione, la quale manca, ove le voci e le forze delle leggi, e de’
magistrati sono languide, la prepotenza di tutto dispone, e quindi non
si conosce la libertà civile». La speranza di una rinascita era qui, come
già nei
Saggi
del 1785, affidata ancora all’azione del governo monarchi-
co, pur se un pessimismo storico si introduceva nella conclusione del
capo XXI
63
. Era lo stesso che nei contemporanei versi del
Giustino
sanciva il fallimento della resistenza del re e dei suoi consiglieri al
«crudel sentiero/de’ tiranni»
64
. Nei
Saggi
del 1792, la disillusione si
rifletteva in una lucida e amara diagnosi storico-politica, destinata ad
attenuare fortemente le metafore fisico-naturali presenti nel testo del
1785, in un giudizio sulla crisi italiana contemporanea (capitolo VII
del
Saggio VII
), parzialmente modificato nel capitolo VIII del
Saggio
VI
della seconda edizione:
L’Italia fu simile a quel giardino, nel quale i fiori spuntano prima, che non
sorgano le fruttifere piante, destinate a nutrire quel giardiniere, che dee colti-
vare i fiori; i quali ben tosto mancano, senza quella provvida mano, che per la
debolezza languisce, né inaffiar gli può,
e per accidente solo, e per bontà del
suolo natio ne può talora schiuder qualcuno
(
Sp1
, p. 249 e
Sp2
, p. 400)
65
.
63
Ivi, p. 103. «E benché dal saggio e felice governo de’ nostri principi si vanno a
poco a poco estirpando le cagioni di tanto disordine, pure gli effetti per lungo tempo
si faranno eziandio sentire, come le oscillazioni delle corde durano ben anche dopo
l’urto cessato» (ivi, pp. 104-105). Cfr. il capitolo X del
Saggio VII,
in
Sp1
, 260.
64
Il Gerbino tragedia e L’Agamennone monodramma-lirico dell’ avvocato Francesco
Mario Pagano…
, Napoli, presso i fratelli Raimondi, 1787, atto V, scena III, p. 61 (non
numerate). Cfr., in proposito, B. A
LFONZETTI
,
Teatro e tremuoto. Gli anni napoletani
di Francesco Saverio Salfi. 1787-1794
, Milano, 1994, pp. 67-69.
65
Il corsivo è mio e indica il brano eliminato nel 1792.
1...,90,91,92,93,94,95,96,97,98,99 101,102,103,104,105,106,107,108,109,110,...484