IL NEOVICHISMO DI STANIS
Ł
AW BRZOZOWSKI
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contemporanei richiedendo da loro l’impossibile. Dai suoi compatrioti
Brzozowski esigeva qualcosa di ancora più difficile: di staccarsi dai
miti e dalle idee tradizionali con i quali cercavano di giustificare le
proprie debolezze.
Morì trentatreenne in Italia, nei dintorni di Firenze, vinto dalla tisi
contratta nelle prigioni dello zar, solo e povero. Aveva una piccola cer-
chia di amici e non pochi avversari, una moglie devotissima fino alla fine.
Fu sepolto nel cimitero di Trespiano, dove nel 1928 fu eretto sulla sua
tomba un monumento di Roberto Passaglia con una semplice iscrizione:
«Stanislao Brzozowski, poeta e filosofo. Polonia 1878-Firenze 1911».
Filosofo, teorico e critico letterario, scrittore e pubblicista, Brzozowski
difficilmente si presta a una rigida categorizzazione all’interno del
complesso clima intellettuale della sua epoca. Le sue instancabili ricer-
che, il tentativo incessante di trovare nella vastità delle sue letture la
conferma e lo sviluppo delle proprie intuizioni, rendono il suo retaggio
filosofico non sempre facile da definire complessivamente. Eppure il
suo ricco percorso intellettuale, che comincia da Kant, passa da Marx
a Sorel, da Antonio Labriola
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a Bergson e a Nietzsche, per giungere
alle posizioni moderniste del cardinale John Henry Newman, dimo-
stra, malgrado l’apparente incompatibilità delle fonti, una sicura coe-
renza speculativa. Furono la forza e l’originalità del suo pensiero a per-
mettergli di avvicinarsi criticamente e creativamente alle svariate voci dei
suoi contemporanei, distinguendone momenti e tendenze progressive di
valore primario e duraturo. Sicuro di sé, indipendente, Brzozowski
procedeva per la sua strada, approfondiva le proprie posizioni, e nella
ricchezza delle letture cercava alleati. E fu proprio Vico, sostenitore
della «vecchia saggezza», che segnò nel percorso intellettuale del pen-
satore polacco una stabile presenza.
Nel complesso panorama delle polemiche intellettuali del primo
Novecento, il pensiero di Vico forniva materiale d’interesse e d’inter-
pretazione a intellettuali di opposti schieramenti. La fondamentale tesi
storiografica vichiana sul rapporto tra le leggi della «storia ideale eter-
na» e il ruolo dell’uomo nella storia diventavano oggetto di discussioni
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Il contributo di Labriola e di Sorel al neovichismo di Brzozowski è l’oggetto della
mia discussione nel volume sopra citato,
Brzozowski. A Polish Vichian
, pp. 65-113, e
nell’articolo
Vico: tradizione e interpretazione nel primo Novecento
, cit., pp. 385-392.
Trovo importante questo tema finora fortemente controverso tra i critici, e pertanto
continuo con le ricerche.