RENA A. SYSKA-LAMPARSKA
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i bruti o, se più ti piace, innalzarti verso le cose divine’ degli umanisti
del Quattrocento (dei quali il pensatore si occupa nello stesso periodo)
che non alle sacre scritture e tantomeno, anche se per altri motivi, al
«sauvons-nous nous-mêmes!» dell’
Internazionale
. In questa prospet-
tiva, il «concreto umanesimo storico» di Newman diventa per il
pensatore polacco la chiave interpretativa dell’opera vichiana come
«scienza dell’uomo». È questa una scienza dell’uomo nel suo farsi.
In tale situazione, la spiegazione del ‘certo’ vichiano, dell’uomo
creatore del suo mondo assume dimensioni più estese. La verità
personale diventa il momento della cultura e della verità universale.
Nasce nel pensiero di Brzozowski il concetto di «pensiero lavorante»
(
my
ß
l pracujaca
), ossia il pensiero come realtà. Già alcuni anni prima
della sua lettura di Newman, Brzozowski scrive:
I distinti sofisti e scettici del XVIII secolo riflettevano sul fino a che punto
la verità sia obbligatoria. Eppure, sullo sfondo dell’intero movimento del pen-
siero umano sta l’incessante convinzione della serietà della filosofia. Fu questa
convinzione che permise a Campanella di non scoraggiarsi per la lunghezza
della prigionia, che condusse Giordano Bruno ad una morte eroica, e che
permise a Giambattista Vico, pensatore geniale, di sopportare la vita solitaria
tra cortigiani degenerati e letterati […]
27
.
E nella prospettiva dello stesso Brzozowski:
Sono rimasto solo con me stesso e ho dovuto trovare qualcosa di mio, su
cui si potrebbe stare anche contro tutto il mondo. E allora mi è rimasto solo
lo sviluppo del mio pensiero, solo il mio lavoro su me stesso, e mi sono reso
conto che è qualcosa per cui potrei sicuramente vivere, persino se non avessi
null’altro che questo. […] Ho capito che il compito del pensatore consiste
[…] nella creazione di pensieri tali da vivere nel modo in cui lui li ha conce-
piti; ho capito che anche il mio pensiero è realtà nazionale
28
.
27
«Wytworni sofisci, sceptycy XVIII wieku zastanawiali si
nad tym, o ile prawda
obowi
å
zuje: na dnie jednak ca
¡
ego ruchu my
ß
lowego ludzko
ß
ci tkwi nieustanne
przekonanie o powadze filozofii. Ono by
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si
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, która pozwoli
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a Campanelli nie
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a
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ugim wi
zieniem, która prowadzi
¡
a ku bohaterskiej
ß
mierci Giordana
Bruna, która pozwoli
¡
a genialnemu my
ß
licielowi Giambattyscie Vicowi znie
ß
¡
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ycie
osamotnione po
ß
ród zwyrodnia
¡
ych dworaków i literatów […].» (
Kultura i
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ycie
[Cultura e vita], cit., p. 422).
28
«Pozosta
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em sam z sob
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i musia
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em znale
ź
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co
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asnego, na czym mo
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na by
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o sta
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chocia
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by wbrew
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wiatu. Wtedy pozosta
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mi tylko mój w
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asny rozwój
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