DE UNIVERSI JURIS UNO PRINCIPIO ET FINE UNO
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satore. E suggerirei di provare a percorrere l’ipotesi di una ‘fattuale’
preminenza del «nosse», della «sapientia», per la quale la «ratio» (‘ma-
lebranchiana’) impedisce alla «omnipotentia» (‘cartesiana’, per espri-
mersi con consapevole riduttivismo critico) del «velle» di incrinare,
alterare, la stabilità dell’«ordo» assolutamente eterno. In proposito po-
trebbero essere addotti gli stessi argomenti obliquamente forniti da
Vico circa le «simplicissimae viae» di cui si serve la «summa sapientia»
divina (cap. VI) per tutto reggere (anche il perseguimento dell’«ordo»
nella sfera creaturale, storica). Vie «facillimae» che rispondono ad un
principio di «simplicitas», e che nell’ordine storico si presentano come
«opportunitates», «occasiones», «casus», a configurare ciò che altrove
ho chiamanto una forma di ‘occasionalismo storico’: e che conducono
alla soluzione di intendere la provvidenza divina come l’esercizio di
una «potestas ordinata» che già adesso, nel
De uno
, comincia ad
operare «rebus ipsis», «moribus ipsis» (cap. CLVI).
In un quadro del genere nulla vieta che si studino, nella loro subor-
dinazione discorsiva ma anche nella fecondità dei loro sviluppi successi-
vi, assai significativi temi e momenti del
De uno
, taluni meno ‘dimostra-
tivamente’ assunti: come l’essenziale nodo della «vis veri»; il tema delle
«utilitates»-«occasiones»; la negazione che l’originaria «ruditas» umana
consentisse di vedere già dagli inizi operanti complesse istituzioni e pro-
duzioni conoscitive; l’affiorante considerazione analogica tra «hominis
vita» e «vita generis humani» (decisiva quanto semplice chiave di volta
per intendere poi sistematicamente la fondamentale sequenza di svilup-
po della mente umana nella storia)
25
; con essa legato, l’affacciarsi della
logica del «necesse est» dimostrabile con l’ausilio insieme della «philo-
sophia» e della «philologia»
26
; le analisi innovative in tema di storia ro-
mana e di teoria e storia delle forme di governo; e così via.
25
Si vedano in particolare i capp. C (con la comparazione tra «hominis vita» e «
Vita
Generis Humani
, quae
Historia
est»), e CCXIX (con l’attribuzione al «
Divinae Pro-
videntiae ordo
» della perfetta simmetria tra le età della vita dei singoli uomini e quelle del
«genus humanum», con un successivo operare di «
phantasia
» e «
ingenium
» e di «
ratio
»).
26
Per l’assai importante affacciarsi della logica del «necesse est» – di una diversa
razionalità rispetto a quella in precendenza adottata, soltanto ‘speculativamente’, sillo-
gisticamente dimostrativa, dell’«igitur» – si vedano almeno i seguenti passi: cap. CIV:
«aliquot fuisse necesse quoque est, qui pudore illius incertae et nefariae Veneris, et
foedi victus commoti, de media illa erronum multitudine se proripueint» (passo che
segue di poco alla denuncia che «
Historia nondum habet sua principia
» derivante dalla
disgiunzione tra «
Philosophia
» e «
Philologia
»); CLXIX: ««namque ita haec res
habuerint necesse est, ut homines in statu exlegi, uti non solum veram, sed omnem