DE UNIVERSI JURIS UNO PRINCIPIO ET FINE UNO
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Non paragoneremo questa con la rivoluzione copernicana o newtonia-
na: ne è diverso l’oggetto, diversa la portata culturale. Ma Vico è giu-
stamente fiero di risultati scientifici per taluni aspetti altrettanto fon-
damentali, con cui ha finalmente dileguato la favola della sapienza
inarrivabile dei Poeti Teologi, degli antichi legislatori e fondatori di
città, un miraggio inseguito da tutti i filosofi a cominciare da Platone
fino «a Bacone da Verulamio de Sapientia Veterum». Su questo ana-
cronismo egli stesso aveva ampiamente speculato, come si ricorderà,
nel
De antiquissima Italorum sapientia
, e perciò a maggior ragione –
dopo aver compreso che tutto il mondo umano nasce invece dal sapere
«volgare» di rozzi poeti – tiene spesso a sottolineare che la scoperta è
forse il frutto migliore di anni e anni di «aspre meditazioni», di tutta
una «vita letteraria».
Ancora nella
Scienza nuova
del ’25, infatti, il filosofo propendeva
per una soluzione più cauta e convenzionale, secondo cui la poesia di
per sé precede e anticipa la riflessione metafisica: «la
Poesia
– scriveva
– fu l’abbozzo, sul quale cominciò a dirozzarsi la
Metafisica
, che è la
Regina delle Scienze Riposte
»
5
. In base a uno iato concettuale che ricor-
re in parecchi altri temi della riflessione vichiana, e che Vico stesso
ebbe a rimproverarsi nell’
Autobiografia
, il complesso dei testi che con-
fluiranno più tardi nell’organica sintesi del capitolo in esame si trovava
lì disarticolato fra la trattazione delle idee, nel libro secondo, e la trat-
tazione delle lingue, nel terzo libro. Filosofia e filologia non dialoga-
vano ancora appieno, né si arricchivano vicendevolmente.
Quanto al
De uno
, abbiamo parlato di perplessità dell’autore, che in
verità affronta questi temi solo in brevi trattazioni conclusive e in vista –
ci sembra – di rendere l’opera pienamente indipendente dal «Liber
alter». Del resto, è ben noto il giudizio di Croce su tutto il
Diritto univer-
sale
: ‘Le idee sulla poesia vi sono ancora perplesse, i canoni mitologici
sono meno unitari di quel che divennero poi, la teoria dei ricorsi vi è
appena debolmente adombrata e, insomma, così la storia ideale eterna
come la gnoseologia, sulla quale essa si fonda, sono ancora immature’.
Ed è indubbio, a nostro avviso, il ritegno di Vico quando, dopo i primi
felici affondi nella storia e nell’archeologia delle nazioni, innanzitutto sui
temi giuridici, comprende di doversi misurare senza sconti possibili an-
5
G. V
ICO
,
Principj di una Scienza nuova
, Napoli, Felice Mosca, 1725 (rist. anast. a
cura di T. Gregory, Roma, 1979), p. 212. Qui, come in tutte le citazioni testuali che se-
guono, il corsivo è di Vico.