RECENSIONI
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ammiccante della traduzione di Michelet, che permette a Sorel di interpretare
«le principe fondateur de la
Science nouvelle
comme l’affirmation du pouvoir
transformateur et structurant» (p. 48).
Pur nella distinzione analitica del pensiero di Vico da quello di Marx, Sorel
tende a ridurne lo scarto proponendo di leggere il primo come precursore del
secondo. Appoggio consistente gli viene offerto anche dalla considerazione del-
la forma artistica come fase di preparazione alla conoscenza scientifica. «Nous
devons connaître le monde artificiel parce que nous le faisons» (p. 109), e que-
sto atteggiamento rende ragione della nascita della scienza, e informa di sé an-
che ogni concezione estetica del mondo; come per il controverso Diego Rivera,
«il contadino e il lavoratore urbano non producono soltanto grano, legumi e
manufatti. Producono anche bellezza» («Mexican Folkways», n. 3): quel che
emerge è il sogno di una rivoluzione estetica che distingua tra la materia prima,
generata dalla natura, e l’oggetto, il prodotto dell’intelligenza umana, «suo bi-
sogno, sua azione» (
Portrait of America,
New York, 1934, p. 17), in quel legame
con la libertà che arti e industria moderna esprimevano in maniera efficace.
Ma quel che più di ogni altro tema emerge con forza da queste pagine de-
dicate da Sorel a Vico è l’elaborazione, poi utilizzata e trasformata nelle
Ré-
flexions sur la violence
, del concetto di «corso» e del concetto di «mito». Il
primo associato a una rivalutazione meditata del «ricorso», che passa attraver-
so fasi di pensiero diverso, a partire dalla convinzione di un’utilità pratica di
un concetto forte di scienza, che possa preparare e aiutare la rivoluzione, per
passare poi alla convinzione di un’efficacia notevole del processo inconscio
come movimento autonomo: «la réappropriation des notions vichiennes de
cor-
so
et de
ricorso
, en effet, n’est pas univoque: elle lasse ouverte la possibilité
d’insister soit sur la continuité (
corso
), soit sur la discontinuité (
ricorso
) des évo-
lutions psychologiques» (p. 66). L’introduzione vivace dell’elemento mitico
all’interno della dinamica della trasformazione storica fa del mito una vera e
propria forza della storia, capace di mobilitare energicamente l’energia morale
del proletariato. Fenomeno di vera e propria rigenerazione morale, energia su-
scitatrice di violenza, il mito viene sottoposto, alla luce dell’analisi vichiana, a
un’originale elaborazione che descrive la spinta rivoluzionaria del sindacalismo.
Sorel dichiarerà con autentica ammirazione che «il est intéressant, seule-
ment, de constater, combien peu la pensée moderne a pu ajouter à la thèse de
Vico; elle l’a seulement éclaircie et précisée» (p. 109): Vico diventa innega-
bilmente uno degli «autori» cui la teoria soreliana s’ispira, lasciando aperte le
ambiguità e le inquietudini che anche da questa eredità trovarono ispirazione.
M
ANUELA
S
ANNA
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