RECENSIONI
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soltanto geografico ma anche disciplinare. Si vuol dire che per un verso la sua
opera è diffusa a latitudini planetarie […]. Per un altro verso il suo ecume-
nismo si manifesta nella convergenza sul suo pensiero di cultori di molte dis-
cipline […]. Harold Bloom ha organizzato il canone occidentale nei termini
della
Scienza Nuova
» (p. 47).
L’A. ricorda la grande diffusione nell’Europa del XVIII secolo di idee vi-
chiane; Vico, però, non era indicato come fonte: le letture di testi vichiani, infat-
ti, in quel secolo non furono sistematiche e soprattutto non furono mirate ad
una acquisizione disinteressata del sistema vichiano. Opportunamente l’A. ri-
corda le coincidenze tra Vico e Condillac e, a proposito della diffusione della
questione omerica tramite Wolf, le analogie di questi con Vico. Per Niebuhr il
racconto tradizionale della storia di Roma, dei suoi primi secoli di vita, ha il va-
lore di un mito, coerente con il carattere poetico di ogni storia primitiva. Ben
presto, sottolinea l’A., per quanto riguarda questa teoria, fu individuata la prio-
rità di Vico e lo stesso Wolf riconobbe che la
Scienza nuova
avrebbe avuto un
ben diverso impatto se fosse stata scritta in inglese. Una considerazione simile, a
proposito di Vico, ricorda Battistini, fu fatta da Alessandro Manzoni. L’A., ri-
costruendo a grandi linee l’influsso di Vico anche nel XIX secolo, fa notare la
punta estrema di coincidenza con Vico da parte di Hegel, tanto da ‘costringere’
Benedetto Croce a scrivere una sorta di novella nella quale un «forestiere» na-
poletano,
nom de plume
dello stesso Croce, recatosi in visita al vecchio Hegel,
ne indicava in Vico un precursore. L’A. rileva che la diffusione europea della
Scienza nuova
nel secolo XIX è dovuta principalmente alla traduzione francese
di Michelet e alla fruizione da parte di Coleridge, il quale fece anche tradurre in
inglese la parte della
Scienza nuova
che affronta la questione omerica. Importan-
ti le notazioni di Battistini sulla fortuna di Vico tra il XIX e XXI secolo; l’A. si
sofferma su Marx, Sorel, Flaubert, Dilthey, Meinecke, Troeltsch, Auerbach.
Nuove preziose indicazioni fornisce l’A. sul ruolo avuto dagli studi vichiani di
Croce per una nuova diffusione europea del pensiero vichiano della quale, tra i
primi frutti, ricorda la «versione tedesca che Auerbach diede della
Scienza Nuo-
va
»
(p. 44)
.
Di singolare valore le pagine che Battistini dedica all’influsso di Vi-
co su scrittori europei del Novecento e del nostro secolo: Joyce, Papini, Gadda,
Ungaretti, Pavese, il messicano Fuentes, Rushdie, Antonia Byatt.
Francesco Tateo (
Vico e la tradizione umanistica,
pp. 53-63) inaugura la
prima sezione partendo dalla Degnità IV della
Scienza nuova
del ’44 («La filo-
sofia, per giovar al genere umano, dee sollevar e reggere l’uomo caduto e de-
bole, non convellergli la natura né abbandonarlo nella sua corrozione»). L’A.
commenta questo passo e il successivo (in cui Vico stesso spiega questa degni-
tà) sottolineando che «fra le degnità della
Scienza Nuova
questa è partico-