RECENSIONI
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vile. È questo, grosso modo, l’arco temporale assunto anche da Sanja Roi
ć
[
Studi vichiani in Dalmazia fra il 1750 e il 1850,
pp. 533-560], che con il suo saggio
apre per Vico il fronte dalmata, terreno fecondo per verificare la bontà delle
teorie omeriche della
Scienza nuova
applicandole alla tradizione orale della
poesia epica slava, le cui tecniche di memorizzazione hanno rivelato somi-
glianze molto strette con l’
Iliade
e l’
Odissea
, confermate nel Novecento dagli
statunitensi Robert Parry e Albert B. Lord. Ma il quadro della Roi
ć
è più am-
pio, perché tocca anche la storia dei Morlacchi, la letteratura teatrale e, natu-
ralmente, Niccolò Tommaseo, che fece non poco per valorizzare la figura di
Vico. […] Alle due latitudini d’Italia sono dedicati i saggi finali, quello di
Pasquale Voza [
Vico e la cultura italiana del primo Ottocento: tra Romagnosi e Cat-
taneo,
pp. 601-608], che al Vico di Romagnosi abbina quello di Cattaneo, due
intellettuali tra loro molto diversi, ma entrambi colpiti dalle tesi vichiane sulle
origini della civiltà e sulla funzione esercitata in questo senso dalle aggrega-
zioni urbane, e quello di Nicola D’Antuono [
Antonio Labriola e Vico,
pp. 609-
622] sul Vico di Labriola, nel quale l’A. non si limita al già noto, ma motiva
anche il ruolo di chiarimento e di integrazione giocato da Lewis Henry Mor-
gan» (
Introduzione
, p. 27).
Mi sembra doveroso concludere questa recensione richiamandomi ancora
una volta alle parole di Battistini, il quale giustamente mostra soddisfazione
per l’esito del Convegno e degli Atti, avendo scoperto (e avendolo anche di-
mostrato nella Sua
Introduzione
) «che un consesso quanto mai generoso nel
concedere la massima libertà di temi ai suoi partecipanti ha trovato per strada
perfino una propria coerenza e una propria unità» (p. 28).
A
NNARITA
P
LACELLA
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