AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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dal Giudizio sopra Dante
, a cura di P.
Cristofolini (Pisa, ETS, 2006), in «Rivista
di storia della filosofia» LXII (2007) 2,
pp. 426-428.
5. C
OLONNELLO
Pio,
Itinerari di filo-
sofia ispanoamericana
, Roma, Armando,
2007, pp. 127.
Nell’agile, denso volume si ricostru-
iscono temi e momenti della filosofia
ispanoamericana tra Ottocento e Nove-
cento, debitrice, in particolare, dello sto-
ricismo di matrice diltheyana con origi-
nali tracce in uno degli studiosi più noti,
Ortega y Gasset, e con interessanti profili
più direttamente coinvolgenti la matrice
vichiana. Il filosofo della
Scienza nuova
è
il pensatore lucidissimo della crisi, della
possibile barbarie ritornante, capace di
impegnare la meditazione dei filosofi
dell’esilio a ridosso della guerra civile
spagnola. Con il suo grande interprete
novecentesco (Croce) Vico viene richia-
mato e studiato da Eugenio Ímaz, autore,
nel 1942, di una
Introducción a Vico
, in
cui il filosofo napoletano «ricorre sempre
a proposito del tema della crisi della mo-
dernità e […] insieme a quello di altri
filosofi moderni, in quanto è tra gli auto-
ri che segnano un superamento della cri-
si» (p. 40). Ma le pagine dedicate a Vico
toccano, soprattutto, le fonti e gli svilup-
pi della riflessione di Eduardo Nicol,
l’autore della nota monografia su
Histori-
cismo y existencialismo
(1950) che, in un
capitolo dal titolo «La razón y la istoria»,
non esita a identificare un modello rin-
novato di filosofia della storia in grado di
formulare la connessione tra una «meta-
fisica dell’uomo» e le «forme costanti che
la sua azione assume nel corso dei tempi»
(pp. 60, 61). Coerente con queste attese
teoriche è il privilegiamento del
senso
comune
del genere umano e dell’idea di
comunità
(p. 61), quest’ultima utilizzata
per cogliere «il problema della relazione
tra la comunità storica e l’universalità
logica» e comprendere i riscontri possibi-
li con la filosofia di Hegel, tema, questo,
di complicata intelaiatura se è vero che
«Nicol scorge anche la distanza e la spe-
cificità di Vico nei confronti di Hegel: la
differenza consisterebbe nel fatto che per
quest’ultimo il processo ha una regolarità
crescente tale da essere sempre accresci-
tivo, mentre per Vico esso è puramente
reiterativo» (pp. 61-62).
[F. L.]
6.
C
UOCO
Vincenzo,
Epistolario
(1790-1817)
, a cura di M. Martirano e D.
Conte, Roma-Bari, Laterza, 2007, pp. 459.
È la prima raccolta completa delle
218 lettere (1790-1817) scritte e ricevute
da Vincenzo Cuoco che si arricchisce di
materiali inediti e si segnala per il richia-
mo agli originali ed il controllo della
trascrizione, completata, in alcuni casi,
delle parti mancanti e non edite in altre
raccolte, anche nei casi più noti, dell’
Epi-
stolario
di Gabriele Pepe e degli
Scritti
vari
curati da Cortese e Nicolini.
Oltre alla lettera di Melchiorre Cesa-
rotti del 1804, nota per aver definito Cuo-
co «degno cittadino ed alunno del nostro
Vico», ma ancora confuso nel modo di
esporre, come attesta il suo
Platone in
Italia
, per la debole «architettura nell’or-
dine e negli ornati» (p. 112 e cfr.
Introdu-
zione
, pp. LIII, LIV), d’interesse vichiano
è l’
Appendice
. In essa si raccolgono ab-
bozzi di altre lettere a Degerando, a Gioia
e a Delfico. Quelle indirizzate al filosofo
francese, autore dell’elogiata
Istoria com-
parata
(scritte tra il 1801 e il 1804), riguar-
dano direttamente la ‘filosofia’ vichiana e
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