AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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Age of Science. 1450-1800
, Harvard U. P.,
1991) a proposito d F. A.Wolf e J. G.
Eichhorn, laddove è palpabile una tensio-
ne a coniugare due estremi antitetici: me-
todo storico, alla ricerca della singolarità
irripetibile, e metodo comparativo, che
cerca di identificare nel singolare uno sta-
dio normale nello sviluppo uniforme delle
società e delle culture in generale.
[S. C.]
13.
G
IRARD
Pierre,
La poétique de
Giambattista Vico
, in
Libertinage et phi-
losophie au XVIIe siècle
, a cura di L.
Rauline - B. Roche - O. Roux, Saint-
Etienne, Publications de l’Université de
Saint-Etienne, 2008, pp. 265-282.
L’articolo affronta il tema della poe-
tica vichiana a partire dalla definizione
del rapporto poesia/scienza quale caso
particolare ed estremo della contrapposi-
zione fra scienza e letteratura. In questa
prospettiva, la rivalutazione della poesia
da parte di Vico si inserisce in una critica
della filosofia cartesiana più radicale di
quella condotta a partire dalla tradizione
umanista in quanto si situa sul suo stesso
terreno: «Aborder la poésie, ce n’est pas
simplement pour Vico remettre à l’hon-
neur un domaine injustement écarté par
la pensée cartésienne, mais c’est au con-
traire, et cela sur le terrain même du car-
tésianisme, aborder un objet nécessaire
pour construire une science véritable-
ment nouvelle» (p. 270). La necessità di
un recupero della poesia ai fini della
costruzione di una scienza delle nazioni è
legata al valore ambiguo che Vico – e qui
l’A. segnala l’originalità del suo pensiero
– assegna alla ragione, mezzo e ostacolo
al tempo stesso di tale scienza nella misu-
ra in cui da un lato appare inadeguata a
cogliere la ‘sapienza poetica’ dei primi
uomini, dall’altro porta con sé nel pro-
prio sviluppo il rischio della caduta nella
barbarie della riflessione.
Attraverso lo studio delle lingue, l’er-
meneutica dei miti, la teoria degli univer-
sali fantastici, e per mezzo di una scrittu-
ra ricca anch’essa di elementi ‘poetici’,
Vico conduce la filosofia ad attingere
quel «mode primitif d’affronter le mon-
de» dal quale egli stesso è «véritablement
fasciné» e la cui scoperta è inseparabile
dal suo progetto scientifico poiché è in
esso che si situano «les fondements véri-
tables de la raison» (p. 276). Nel con-
tempo, però, il mondo poetico dei primi
uomini è anche la condizione costitutiva
della poesia, che non si dà «qu’au mo-
ment du cours des nations où les hom-
mes sont par nature et par nécessité poè-
tes» (p. 277). L’A. esamina il paradosso
di questa concezione, che sembra sottrarre
alla poesia il suo carattere universale per
farne il prodotto di determinate condizio-
ni storiche, attraverso l’analisi delle pagine
dedicate da Vico a Omero nella
Scienza
nuova
del 1744, e a Dante e Virgilio nella
lettera a Gherardo degli Angioli. Mentre
in Omero e in Dante trova conferma la
necessaria concordanza fra la grandezza
della poesia e i caratteri ‘primitivi’ del
contesto storico, rappresentato rispetti-
vamente dalle origini del mondo greco e
dalla ‘barbarie ritornata’ del medioevo
italiano, il caso di Virgilio sembra contrad-
dire questo modello, ma in realtà – con-
clude Girard – esso è una riprova dell’am-
biguità della teoria vichiana dello sviluppo
della ragione, che conduce alla caduta nel-
la barbarie se perde contatto con le pro-
prie radici poetiche, ma se riesce a conser-
vare quelle forze dell’immaginazione che
l’hanno reso possibile permette alla ragio-
ne di consolidarsi e di convivere con le
metafore della poesia.
[D. A.]
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