AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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limiti dell’umano in relazione alle prero-
gative del divino. L’infinità di Dio si tra-
duce così nella «alterità», con la quale
l’uomo di confronta, non per ridurla a sé,
ma per autodefinirsi proprio nella «rela-
zione tra finito e infinito» (p. 261).
Con l’applicazione, nella
Scienza nuova
,
del
verum-factum
al mondo della storia, e
sempre in virtù della vigente distinzione fra
finitezza creaturale e infinitudine divina,
l’uomo costruisce un suo proprio «regno»
(p. 264), quello storico, che egli stesso «fa»:
una visione, questa di Vico, che però non
sfocia nell’«antropocentrismo» (p. 268), dal
momento che il mondo umano «resta in
ogni caso […] fondato in Dio e nella sua
paterna provvidenza» (p. 264).
In Hegel, invece – secondo l’A. –
l’alterità radicale, irriducibile in Vico,
viene ricondotta
alla
e «tolta dalla stessa
soggettività» (p. 265), che «si arroga il di-
ritto di definirsi» oggettività, «di presen-
tarsi come assoluto» (p. 264). Ne risulta
– scrive ancora l’A. – «una storia auto-
fondata e assoluta nella sua totalità, co-
stretta, per orientarsi sensatamente, a
entificare la
ragione
» (p. 266).
[R. D.]
26. R
UGGIERO
Raffaele, recensione a
G. V
ICO
,
De antiquissima italorum sapi-
entia
(a cura di M. Sanna, Roma, Edi-
zioni di Storia e Letteratura, 2005), in
«Belfagor» LXII (2007) 6, pp. 742-747.
27.
S
AID
Edward W.,
Umanesimo e
critica democratica. Cinque lezioni
, tr. it.
Milano, Il Saggiatore, 2007, pp. 175.
Il volume, che costituisce il primo
libro postumo di Said, si articola in cin-
que capitoli (che sarebbe decisamente
più opportuno denominare ‘conferen-
ze’), di cui due sono stati già pubblicati,
mentre tre sono inediti: «La sfera uma-
nistica»,
dove l’A.
offre un denso profilo
dell’umanesimo, sottolineandone il carat-
tere prevalentemente pratico, che riguar-
da innanzitutto una determinata organiz-
zazione del sapere e dell’insegnamento
superiore, prima ancora di riferirsi, in un
discorso più generale, alla dimensione
delle ideologie e delle concezioni del
mondo; «Le mutevoli basi dello studio e
della pratica umanistica», dove Said attri-
buisce al lemma ‘pratica’ il significato cui
poc’anzi si faceva riferimento; «Il ritorno
alla filologia», dove per filologia si inten-
de la critica dei testi che per l’A. rappre-
senta il cuore dell’umanesimo; «Introdu-
zione a
Mimesis
di Erich Auerbach», do-
ve viene sapientemente tracciato il profi-
lo etico e intellettuale di uno dei più
grandi filologi di epoca contemporanea;
e infine, «Il ruolo pubblico degli scrittori
e degli intellettuali»,
dove appunto Said
indica quelle che per lui dovrebbero es-
sere le linee guida che ogni scrittore e
ogni intellettuale dovrebbe seguire.
Al lettore italiano in generale e allo
studioso vichiano in particolare, l’A. offre
in questo libro così intenso importanti
suggestioni, tra le quali non può sfuggire
quella che vede, accanto al richiamo del
lavoro di Auerbach, affiancarsi le figure
di Dante e di Vico e – sia pure sullo
sfondo – quella di Gramsci.
Di certo Vico non è al centro di que-
sta analisi, ma è pur vero che il suo pen-
siero e con esso l’idea forte che è l’uomo
a fare la storia dominano in maniera po-
tente le pagine del volume.
[A. Scogn.]
28.
S
AVORELLI
Alessandro, A metu
religio.
Vico e Spinoza in una lezione pi-
sana di Paolo Frisi (1756)
, in
L’eresia della
1...,223,224,225,226,227,228,229,230,231,232 234,235,236,237,238,239,240,241,242,243,...484