ENRICONUZZO
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tradizioni, i filoni culturali, perfino le ‘scuole’, e da considerare nella
specificità di particolari e dinamiche situazioni culturali, da ricondurre
anche a concrete operazioni culturali.
Dai contributi che avevano operato lunga questa direzione, in anni
nei quali si andava configurando ciò che si sarebbe convenuto di defini-
re come il ‘nuovo corso degli studi vichiani’ (nel 1961 usciva la tanto im-
portante
Introduzione a G. B. Vico
di Badaloni), veniva avvalorata l’im-
portanza dell’indagine attorno ad una ben contestualizzata «colloca-
zione storica» di Vico. Lavorando con rigore di metodo, lontano ugual-
mente dalla sterile «pedanteria erudita che accumula dati alla rinfusa e
dalla arbitraria e ‘fantastica’ sollecitazione dei testi», anche la pretesa
«solitudine» del pensatore napoletano, tradizionalmente conclamata,
«viene a sparire senza che nulla si tolga alla grandezza del filosofo»
26
.
Guardando a Vico, ma non soltanto a lui, dinanzi al compito di rico-
struire adeguatamente scenari ancora in larga misura indefiniti della
cultura meridionale, più in genere italiana, tra secondo Seicento e Sette-
cento, anche ciò che poteva sembrare a prima vista soltanto minuziosa
cura del dettaglio filologico si rivelava lavorio necessario alla corretta
comprensione di testi da disporre in precisi contesti; secondo una prati-
ca di laborioso impegno alla quale peraltro non si erano sottratti anche i
grandi protagonisti della cultura filosofica neoidealistica, come ancora in
particolare Croce testimoniava nel secondo dopoguerra
27
.
26
Si veda la nota
Francesco d’Andrea nella storia del previchismo
attorno al libro di
B. D
E
G
IOVANNI
,
Filosofia e diritto in Francesco d’Andrea. Contributo alla storia del
previchismo
, Milano, 1958, apprezzato per «dottrina ed acume», «ricchezza di resulta-
ti» e appunto «rigore del metodo», in
GCFI
, XXXVIII (1959), pp. 285-286. Per note
più pertinenti propriamente a Vico si vedano soprattutto in
GCFI
, XXXI (1952), p.
525; XXXIV (1955), pp. 136 e 555; XXXVI (1957), pp. 131-132 e 411 (dove affiora il
tema Vico-Bayle); XL (1961), pp. 136 e 407-408. Altre indicazioni possono essere
agevolmente tratte dalla
Bibliografia degli scritti di Eugenio Garin. 1929-1999
, Roma-
Bari, 1999, che pubblicata nella sua IV versione in occasione del 90° compleanno dello
studioso, fu anche messa in rete.
27
Tant’è che dalla rilettura di contributi di quei protagonisti, magari per correg-
gerne inconsueti errori filologici di collocazione di testi, veniva la sollecitazione ad ap-
profondire caratteri e significati di questi. Come, ad esempio, dal riesame di pagine di
Croce del 1925, riedite ancora nel 1949, su
Gravina l’«illuminante»
, Garin era solle-
citato a rivedere «l’attendibilità come fonte intorno ai ‘luminosi’ napoletani del com-
mento alle
Satyre
del Sergardi nell’edizione delle opere pubblicata a Lucca nel 1783,
da considerare invece «un documento interessante per comprendere la polemica an-
tiilluministica della fine del secolo» (cfr.
Dell’«Hydra mystica» del Gravina
, in
GCFI
,
XXXV, 1956, pp. 577-578; e ancora, la successiva,
A proposito del Gravina
, ivi, XLIX,
1...,14,15,16,17,18,19,20,21,22,23 25,26,27,28,29,30,31,32,33,34,...484