ENRICONUZZO
26
Tra le precise indicazioni di grossi impegni storiografici da assol-
vere, la più pressante riguardava una tematica – la storia del cartesiane-
simo in Italia – che, presente fin nelle prime ricerche giovanili, centrale
nelle pagine comprese in
Dal Rinascimento al Risorgimento
, oggetto
delle pagine del contributo del 1950 sopra ricordato, non avrebbe ces-
sato di essere presente all’attenzione dello studioso. In proposito, am-
moniva in quegli anni Garin, «la storia, e la valutazione, dei cartesiani
d’Italia, va fatta soprattutto guardando, più che ai ‘metafisici’, e ai ma-
nipolatori di manuali per le scuole, preoccupati di ridurre Cartesio a
presupposti scolastici o agostiniani, agli scienziati»
29
. «Ogni tentativo
di seguire la circolazione delle idee che si chiudesse in un campo speci-
ficamente ‘filosofico’ sarebbe, per questo periodo, un fallimento»
30
.
Diversi studi in tale direzione, e non poco sollecitati dai suggerimenti
di Garin, sarebbero venuti negli anni dell’imminente ‘nuovo corso’
degli studi vichiani. Ma non l’auspicata, adeguata storia organica del
cartesianesimo in Italia. Tanto che ancora svariati anni più tardi lo stu-
dioso dichiarava perentoriamente che continuava a mancare una «sto-
ria decente di Descartes in Italia»
31
.
29
Le polemiche cartesiane
, cit., p. 288.
30
I
D
.,
La diffusione del cartesianismo
, in
GCFI
, XXXVIII (1959), pp. 427-428.
Nella nota precedente –
Guido Grandi
e
La diffusione del cartesianesimo
, ivi, pp. 424-
426 – si discute in effetti di Paolo Mattia Doria, a cominciare dalle sue «elucubrazioni
matematico-metafisiche», prodotte quando già, dopo il 1710, si era andato manifestan-
do «un ritrarsi del suo pensiero sempre più verso le fonti platoniche, anzi ficiniane»,
con una «battaglia antimoderna» destinata a diventare ossessiva «furia antimoderna».
Anche in questo caso Garin suggeriva una precisa linea di ricerca (che chi scrive aveva
a suo tempo ipotizzato di seguire sistematicamente): prima, o oltre che studiare gli
inediti del Doria (allora, come ben si sa, non ancora pubblicati), «gioverà dedicare alle
[sue] moltissime e lunghissime opere a stampa maggiore attenzione». L’interesse di
Garin per Paolo Mattia Doria, e in ispecie per il suo ritorno a Ficino, risulta peraltro
piuttosto ricorrente in tali «Note e notizie»: cfr.
GCFI
, XXIX (1950), p. 524; ivi,
XXXV (1956), pp. 137-140 e 448.
31
«Se ci fosse – ma purtroppo non c’è – una storia decente di Descartes in Italia, ci
colpirebbe subito la singolare avventura del suo pensiero, e gli itinerari così diversi
delle singole opere, quasi del tutto a sé la
Géometrie
; con una sua sorte autonoma la
medicina (non pochi medici sono cartesiani, o si interessano a Cartesio), la fisiologia,
l’uomo ‘fisico’ in genere, la psicologia e le passioni dell’anima, con forti venature
materialistiche. C’è poi il Cartesio della
Dioptrique
e delle
Météores
, del sistema del
mondo. Lo scienziato, insomma, è discusso, sfruttato, a ondate successive, in prospet-
tive diverse, del resto in sintonia con la vicenda europea» (I
D
.,
Descartes e l’Italia
, in
Descartes: il metodo e i saggi
. Atti del Convegno per il 350° anniversario della pubbli-