dizionali vedute circa la causalità climatica in ordine alla determinazio-
ne dei caratteri dei più diversi popoli.
Il discorso dovrebbe qui allargarsi, come non è possibile fare, ad una
disamina approfondita di ‘spazio e tempo in Vico’ (comunemente stu-
diato soltanto come pensatore del ‘tempo’), e alla considerazione che in
effetti la grande apertura allo ‘spazio’ che la meditazione vichiana pre-
senta si rivela interna al suo stesso disegno di rimeditazione del ‘tempo’,
dei tempi, dell’umano. Se infatti tale meditazione doveva tenere insieme,
ma anche distinguere, storia sacra e storia profana (il cui tempo non era
più quello tradizionalmente sacro), una nuova visione organica di que-
st’ultima spingeva ad esaminare lo ‘spazio’ in due direzioni principali:
come l’insieme dei ‘fattori spaziali’, ‘naturali’, ‘materiali’, sulla base del
condizionamento dei quali (in forma di «necessità», «bisogne», «utili-
tà») largamente si danno sia i processi strutturali di affine sviluppo delle
nazioni gentili, sia le differenze tra di queste; come l’insieme degli ‘spazi’
popolati dalle più diverse nazioni, da rendere oggetto di un’indagine che
facesse proprie le esigenze del nascente moderno comparatismo storico.
Ma occorre fermarsi qui, e passare ad altri due punti.
Infatti il nodo teorico e critico ora richiamato può essere poi esteso
ad almeno altri due momenti critici che l’argomento è idoneo a solleci-
tare, i quali in diverso modo in ultimo investono il ‘tenore ideologico’
della riflessione del pensatore napoletano.
Questa, si è detto, può essere considerata e saggiata nel suo impe-
gno a seguire, valutare, i ‘luoghi’, oltre che i tempi, dei processi di con-
quista di una «compiuta umanità», e quindi anche delle eminenze della
civiltà. Può essere allora saggiata nella forza e nella coerenza dell’impe-
ENRICO NUZZO
16
A proposito di forme psicologiche (e di ‘psicologia sociale’) e di condizioni mate-
riali dei fenomeni storici, accenno soltanto qui ad un punto assai importante. Al fatto
cioè che proprio l’impresa di tendenziale onnistoricizzazione del reale storico, condu-
cendo il pensatore napoletano a trovare la spiegazione delle cause dei fenomeni nell’or-
dine dinamico delle forme della mente umana, e quindi non in generali, universali,
‘passioni’ umane – diversamente dalla ‘direttrice’ che da Machiavelli o Hobbes giunge
anche a Montesquieu (i «princìpi» della paura, del senso dell’onore, dell’amore del-
l’uguaglianza), con più di un’eco ancora in Tocqueville – per altro verso contribuiva a
spingerlo a reperire altrove le ragioni del contingente, del determinato, della specifici-
tà delle «nazioni». Contribuiva cioè a reperirle segnatamente, in una misura assai larga,
appunto in condizioni di ordine ‘materiale’: nell’insieme di strutturali necessità e utili-
tà anch’esse date in un ordine di sequenze (tali da attivare la dinamica di quelle forme
della mente umana); in una serie – si è detto – di svariate condizioni ‘spaziali’, ‘natura-
li’ (generalmente ‘geografico-climatiche’, o più specificamente ‘geografico-ambientali’).