re sopravvivenza, comunque avevano un naturale sacro terrore delle il-
limitate distese marine
14
. Fu allora un tempo nel quale l’area del mare
mediterraneo a differenza di quella orientale mesopotamica, continen-
tale (per via di un ‘privilegio dell’Oriente’ di matrice innanzitutto ‘teo-
logica’) fu per la massima parte a lungo priva di vita, per non dire di
civiltà: ben lungi dunque dal costituirne il centro, sul che invece con-
cordava larga parte della «boria delle nazioni» e della «boria dei dotti»
concentrata sul paradigma greco-romano.
Il secondo tempo epocale è quello contrassegnato in primo luogo dal
fenomeno – assai importante nel nostro argomento – delle «prime colo-
nie», delle prime trasmigrazioni per mare dei «famoli» in fuga dalle ves-
sazioni di patrizi crudeli ed in via di corrompimento: un fenomeno (a cui
soltanto dopo considerevole tempo seguirono quelli delle «seconde» e
poi delle «terze colonie») che contribuisce non poco a segnare la fine del-
l’età degli dèi, collocandosi pienamente entro quella degli eroi
15
.
Il terzo tempo epocale (dei ‘primi tempi umani’ delle nazioni genti-
li) del Mediterraneo, nel quale questo è davvero – come effettivo «mare
internum» – al centro assoluto della civiltà, è quello che parrebbe avere
creato minori problemi all’autore e all’interprete, il quale deve soprat-
tutto seguire in primo lungo le sue ricostruzioni dell’amatissima storia
di Roma (nel mentre il materiale principale dell’età eroica era attinto
soprattutto al paradigma greco emblematicamente offerto negli scritti
omerici): storia nella quale si affermavano sempre più le «pratiche» del-
l’attingimento della massima giustizia giuridica e civile, in un tempo
appunto che si fa, prima della decadenza, sempre più «umano».
ENRICO NUZZO
20
14
Alle quali si accostarono – secondo l’‘ultimo Vico’ – sul finire dei novecento anni
dell’età degli dèi. Cfr.
Sn30EC
, p. 276: «incomiciaron’i
Principi delle Nazioni a fermar-
si
in ciascheduna Terra, dove per fortuna dispersi si ritruovavano, vi corsero i
novecen-
to anni dell’Età degli Dei
: nel cui fine, perché quelli s’erano per la Terra dispersi per
cercar pascolo, ed acqua, che non si truovano ne’ lidi del mare, queste si eran fondate
tutte
mediterranee
; dovettero scender’alle
marine
» (e cfr.
Sn44
, § 736, p. 789).
15
Su questo fenomeno ha puntato l’attenzione in un bel saggio, intelligente e ‘civil-
mente’ ispirato, J. M
ARTÍNEZ
B
ISBAL
,
El timón. La transmigración marítima de los fámu-
los rebeldes
, in «Cuadernos sobre Vico» XVII-XVIII (2004-2005), pp. 117-129, poi, in
italiano,
Il timone. La trasmigrazione marittima dei famoli ribelli
, in questo «Bollettino»
XXXV (2005), pp. 61-79. Il carattere analitico di tale contributo permetterà di rinvia-
re largamente ad esso per quanto riguarda in primo luogo il tema delle «colonie eroi-
che oltramarine» (
Sn25
, § 233, p. 1093). Dichiaratamente limitato ai soli testi della
Scienza nuova
, tale saggio anche con ciò contribuisce a sollecitare a tenere presente in
particolare gli scritti del
Diritto universale
, come è nelle intenzioni di chi scrive.
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