Il quarto tempo della vichiana ‘geografia storica della civiltà’ vede in
effetti uscire totalmente (e in verità tacitamente) di scena il Mediterra-
neo, del tutto tramontato come «mare internum». Vico, si è accennato,
era in grosse difficoltà (anche di rispetto dell’ortodossia) nell’affrontare
sulla scorta dei suoi princìpi soprattutto i primi tempi della «barbarie
seconda» (l’‘alto Medioevo’, in altri termini)
16
: il cui paradigma doveva
essere cercato primariamente nei costumi delle barbare genti germani-
che venute dal «freddo Settentrione», e in particolare nei princìpi costi-
tutivi dell’assetto feudale, ritornato nel «ricorso» in terra europea con la
riproduzione di forme e conflitti relativi in primo luogo al possesso dei
frutti della terra (in un’economia totalmente agraria)
17
. Non a caso per-
ciò l’autore della
Scienza nuova
tracciava appena pochi tratti di un dise-
gno sommario sui ritornati «tempi divini», disegno più agevolmente
allargato nel passaggio alla ricostruzione dei ritornati «tempi eroici».
Da esso sembrerebbe dedursi facilmente non soltanto l’evidente rot-
tura del «mare Interno» (con la correlativa configurazione, nascita del-
l’«Europa cristiana»), ma un abbandono del mare simile a quello del-
l’età originaria. Infatti Vico appare chiaro nell’individuare nella barba-
rie ritornata un assetto economico privo dell’economia di scambio, a
lungo limitandosi questo al baratto di beni naturali primari
18
.
A confermare la complessità del tema, e quella di una sua organica
trattazione, d’altra parte è anche vero che non gli «addottrinati», ma i
tempi barbari – fertili di un ingegno non sottoposto a «lunga, e molta
coltivazione» – sono quelli delle massime invenzioni delle «arti». Così
avvenne anche nei «
tempi barbari ritornati
», con le «tante, e sì grandi
Invenzioni barbare
», tra cui non mancarono anche quelle che investiro-
SPAZI E TEMPI DEL MEDITERRANEO NELLA STORIA VICHIANA DELLA CIVILTÀ
21
16
Concetto di periodizzazione, il Medioevo, la cui laboriosa introduzione tra fine
Secento e primo Settecento si deve segnatamente – come si sa – all’erudito Cellarius
(Cristoforo Keller), «un infaticabile scrittore di manuali» in effetti assai fortunati. Per
le parole citate cfr. W. K. F
ERGUSON
,
Il Rinascimento nella critica storica
[
The Renais-
sance in Historical Thought
, Cambridge, Mass., 1948], tr. it. Bologna, 1969, p. 114.
17
In effetti l’esperienza del mondo feudale, impegnando crucialmente la meditazio-
ne vichiana, alla ricerca della soluzione della questione delle sue origini, l’aveva condot-
ta alla essenziale decifrazione dell’articolarsi delle relazioni umane, nella originaria bar-
barie, con gli istituti, i fenomeni, degli «asili», delle «clientele», etc.: di modo che la teo-
ria del «ritorno» dei feudi nell’Europa cristiana costituiva in effetti un ‘ritorno’ a quel-
l’esperienza la cui osservazione e disamina avevano giocato un ruolo fondamentale
nella definizione della costellazione problematica e concettuale vichiana.
18
Infatti «la barbarie con le violenze rompe la fede de’ commerzi, né lascia altro curar
a’ popoli ch’appena le cose le quali alla natural vita fanno bisogno» (
Sn44
, 1071, p. 944).
1...,267,268,269,270,271,272,273,274,275,276 278,279,280,281,282,283,284,285,286,287,...484