Ma soprattutto sono l’ampliarsi dello sguardo comparatistico richie-
sto dal profilo sistematico dell’impresa teorica e ricostruttiva del pensa-
tore napoletano, e il tenore di quello sguardo significativamente ‘uni-
versalistico’ (di un peculiare ‘cosmopolitismo universalistico’) a solleci-
tare l’attenzione (anche retroattiva) verso una scala globale delle forme
della civiltà umana (molte delle quali entrate nello spettro conoscitivo
degli europei soltanto dopo le scoperte geografiche): forme sottoposte
a un principio di sfalsamento dei tempi storici
22
; o forme anche lontane
dal ‘modello’ cristiano europeo, ma che pure nel loro essere «umanis-
sime» o almeno «umane», ad esso si avvicinano in modo rilevante, atte-
stando che «una compiuta umanità sembra essere sparsa per tutte le
nazioni» (almeno «in mezzo alla zona temperata, dove nascon uomini
d’aggiustate nature»)
23
.
Come si vede, soltanto a prima vista gli ultimi tempi epocali del Me-
diterraneo potrebbero sembrare porre minori problemi all’interprete,
il quale abbia seguito l’autore lungo i tempi favolosi, oscuri, sui quali
ha esercitato indubbiamente lo sforzo più gravoso e fruttuoso di una
straordinaria innovazione teorico-metodica, a sostegno di un impegno
ermeneutico assolutamente originale.
Comunque sia, si ha la conferma della complessità del compito cri-
tico di seguire organicamente la complicata vicenda della riflessione vi-
chiana sull’arco problematico e tematico investito dall’argomento di
cui si discorre. È un compito che richiede di essere assolto appunto con
SPAZI E TEMPI DEL MEDITERRANEO NELLA STORIA VICHIANA DELLA CIVILTÀ
23
dunque rendere il pensatore napoletano interessato e consapevole di fenomeni ogget-
to ben più tardi di sistematica investigazione e categorizzazione: per intenderci, la trat-
tazione della decadenza del Mediterraneo nei termini, alla Immanuel Wallenstein, di
una condizione di «semiperifericità».
22
Come sanno gli studiosi del pensiero vichiano, per il principio dello sfalsamento
dei tempi storici in esso operante le nazioni hanno ritmi diversi di sviluppo: conseguen-
ti anche a qualità ‘naturali’ (da mettere in relazione pure con cause ‘geografiche’, cli-
matiche, ambientali), o a svariate forme di esperienza storica (vicinanza a popoli più
progrediti, interruzione dall’esterno dei processi di sviluppo che altrimenti sarebbero
maturati autonomamente, come nel caso delle genti americane, etc.).
23
Come affermano pagine assai importanti poste sul finire del libro V («Del
Ricorso delle Cose Umane nel risorgere, che fanno le Nazioni») delle ultime due ver-
sioni della
Scienza nuova
, laddove si propone una «Descrizione del Mondo antico, e
moderno delle Nazioni, osservata conforme al Disegno de’ principj di questa Scienza»
(
Sn30EC
, pp. 367-368;
Sn44
, §§1089, 1091, pp. 954-955). Sui tratti di ‘cosmopoliti-
smo’, meglio di ‘universalismo’, che connotano significativamente il pensiero vichiano
ho già sopra richiamato alcune mie pagine.
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