un lavoro organico. Perché infine soltanto da un simile lavoro può veni-
re – oltre che la ricostruzione analitica dell’elaborazione di una serie di
vedute dell’autore, di loro aggiustamenti e assestamenti, di relativi pas-
saggi testuali, etc. – la risposta alle domande più grosse (che si è comin-
ciato sopra a indicare) che solleva la trattazione vichiana delle esperien-
ze dei ‘luoghi’, e del mare in particolare: in primo luogo in ordine ai
soggetti e alle forme della produzione e propagazione della civiltà;
all’incidenza di ‘natura’ e ‘storia’ nella definizione dei caratteri e delle
vicende delle nazioni; infine alla disposizione ultima dell’autore della
Scienza nuova
verso le dimensioni della stabilità o della dinamicità
(anche nei termini della ‘terra’ e del ‘mare’).
La vastità del compito, che richiedeva di essere ulteriormente segna-
lata, impone però – come si è detto – una limitazione della materia da
esaminare adesso più ravvicinatamente. Anche tenendo presente quan-
to accennato circa il fatto che sull’argomento il
Diritto universale
non è
stato sottoposto a nessuno studio, in queste pagine mi soffermerò pre-
valentemente sul
De constantia
e sulle
Dissertationes
: segnatamente
sulla trattazione che in questo testo si dà delle prime esperienze del
mare, le quali sono, come si è intravisto, l’accostarsi delle prime genti
ai lidi dagli insediamenti sulle alture, la successiva conquista presso
alcune di esse delle arti navale e nautica, le prime trasmigrazioni per via
di mare di «famoli» in fuga. Ma mi soffermerò anche sul più generale
proporsi di una ‘topografia della civiltà’ la quale, nei testi indicati,
conosce anche peculiari configurazioni delle primigenie relazioni tra
Occidente e Oriente. In particolare su quest’ultimo punto verteranno
le pagine appena successive.
3. Come si è intravisto, veduta essenziale, acquisita fin dal
Diritto
universale
e tenuta ferma dalla meditazione vichiana, è che l’umanità
gentile si irradiò dal «mediterraneo», continentale, Oriente mesopota-
mico, e, insieme, che le prime genti si tennero assolutamente lontani
dalle distese marittime: per cui le regioni che danno sul mare mediter-
raneo (tanto più quello occidentale) e ancor più i suoi lidi furono per
lungo tempo privi di vita umana.
Sul primo punto il pensatore napoletano chiaramente non innovava
sul nucleo di una larga direttrice – connotata, si può dire, dal ricono-
scimento di un primigenio ‘privilegio dell’Oriente’ – ‘ortodossamente’
consolidatasi nella tradizione occidentale-cristiana: nucleo che al con-
trario dichiaratamente intendeva difendere contro insidiosissime tesi
ENRICO NUZZO
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