Tali principali direttrici di riflessione avevano operato sulla materia
delle origini dell’umanità, nella storia ‘prediluviana’ e poi soprattutto
‘postdiluviana’, tra Oriente e Occidente (e dunque anche sulla materia
dell’area marina mediterranea), già nel
Diritto universale
. In questa
opera, infatti, era già stata ampiamente tracciata la sistemazione (in
effetti mai poi divenuta del tutto statica) della quale si è mostrato un
piccolo segmento all’altezza della prima versione della
Scienza nuova
: e
con proposte – nell’‘opera giuridica’ – assai interessanti quanto ai rap-
porti tra Oriente e Occidente, la più parte delle quali avrebbe confer-
mato e sviluppato, altre invece di necessità lasciato via via cadere.
Il
Diritto universale
infatti – in particolare con il
De constantia
–
come opera dotata della sua peculiare autonomia è ben più che uno già
straordinario laboratorio della meditazione vichiana. Anche soltanto a
considerarlo in tali termini, comunque in esso si delineano – e anche
con soluzioni decisive che resteranno nella sostanza anche nelle reda-
zioni della
Scienza nuova
– linee importantissime della nuova storia del
«mondo civile delle nazioni», con configurazioni assai rilevanti della
sua fondazione epistemica, e della raccolta e sistemazione di una messe
imponente di materiali significativi.
Ciò è confermato anche dalla trattazione del Mediterraneo propria-
mente detto, in uno con quella delle terre interne del continente asiati-
co da Vico chiamate, come ben sappiamo, «mediterranee». Trattazione
che trova un primo assetto che nella sostanza non verrà modificato,
entro il quadro dell’essenziale lavorio di sistemazione dell’intravista que-
stione della «propagazione del genere umano» dopo il diluvio. Ciò
implicava ovviamente il compito di tenere presente e rispettare la storia
sacra, la sacra scrittura; ma anche sollecitava il compito, non poco insi-
dioso, di ‘supplire’ largamente ad essa: addirittura riempiendo ‘vuoti’
della storia ebraica sulla base dei princìpi guadagnati di una trattazione
comparatistica di costumi ed istituti di tutte le nazioni; ma soprattutto
SPAZI E TEMPI DEL MEDITERRANEO NELLA STORIA VICHIANA DELLA CIVILTÀ
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essenziali della stessa «storia sacra», la quale in tal modo risulta lungi dall’essere sempli-
cemente ‘adottata’ dal filosofo napoletano. Così – come diranno le due ultime stesure
della
Scienza nuova
– la scoperta «che prima si fondarono le nazioni mediterranee, dap-
poi le marittime», viene rivendicata come l’elaborazione di «un grand’argomento che
dimostra
l’antichità del popolo ebreo, che da Noè si fondò nella Mesopotamia, ch’è la
terra più mediterranea del primo mondo abitabile, e si fu l’antichissima di tutte le nazio-
ni» (
Sn44
, § 298, p. 532: tale uso del corsivo è mio); ma si veda già
Sn30EC
, p. 115, dove
si dice che la Mesopotamia «è la
Terra più mediterranea
di tutto l’Universo abitabile».