ideando, dimostrando e narrando tutta la storia della prima umanità
gentile, a partire dalla sorte delle diverse discendenze di Noè
28
.
Ne veniva fuori un inedito (basta pensare al tema dei «giganti»)
quanto complesso quadro della diffusione di tali discendenze, con un
personale ripensamento del ‘privilegio dell’Oriente semitico’, sul quale
occorre dire qui almeno qualcosa; non prima di avere cominciato a
segnalare come tra le proposte largamente riprese e poi rimodulate
nelle stesure della
Scienza nuova
sicuramente appare appunto quella
dell’insediamento dei «primi homines» nelle interne «mediterranea re-
gionum», solamente dopo lungo tempo stanziatisi poi, con le «minores
gentes», in «maritimas oras»
29
.
Ebbene, punto fondamentale, anche su tale tema – come sulla vasta
serie di materie sulle quali la trattazione e narrazione vichiana ‘suppliva’
largamente quella del tutto concisa del racconto scritturistico – comincia-
vano già ad applicarsi largamente, decisivamente, metodi, strumenti, del-
l’indicata direttrice di riflessione storica prepotentemente vichiana: la
direttrice basata sulla salda conquista epistemica di una scienza del
necessario storico, retta da ciò che ho chiamato la ‘logica del dovette’
30
.
Si verrà tra poco alle applicazioni di tale ‘logica’, nel quadro della
comune elaborazione di una storia della «mente» umana e di una storia
della civiltà umana, ad una dinamica, progressiva, topografia dei luoghi
di tale civiltà: dalle selve, ai monti, alle pianure (magari lentamente pas-
sando per le pendici dei monti) fino ai lidi dei mari (e al loro ‘possesso’).
Ma prima pare opportuno soffermarsi per un momento su di una ‘topo-
grafia’ vichiana dei grandi spazi ospitanti le diverse forme della civiltà
umana; una topografia entro la quale la tradizione di matrice ebraico-cri-
stiana del ‘privilegio’ della genesi del vero sacro in Oriente veniva assun-
ENRICO NUZZO
28
28
In proposito, specie su «storia sacra» e «storia profana» nel pensiero vichiano,
rinvio al già citato mio contributo su
L’umanità di Vico tra le selve e le città
, in partic.
pp. 129 sgg.
29
De const.
, II [20], p. 505.
30
Ho espresso in svariati contributi le mie vedute critiche in ordine a caratteri e
significati della decisiva rigorosa fondazione epistemica compiuta da Vico di una ‘scien-
za dell’impossibile-che-non’, del necessario: una scienza basata sull’eminenza in ultimo
delle «pruove filosofiche» su quelle «filologiche», con un’operazione teorica assai
peculiare, ma da immettere nel vivo di dibattiti avanzati, attivi in particolare nella sta-
gione secondoseicentesca della riflessione sul sapere storico sollecitata in ispecie dalla
speculazione di matrice cartesiana. Ho raccolto ed ulteriormente elaborato quelle
vedute nel saggio già su citato
La «critica di severa ragione» nella scienza della storia.