ta e ‘supplita’ in modo del tutto particolare: comportando un assoluto
‘declassamento’ iniziale delle terre gravanti sul «mare internum».
Con una personalissima lettura (che gli sarebbe stata aspramente
rimproverata dal Finetti, non senza fondate ragioni) delle sorti delle
discendenze della progenie di Noè, Vico per più versi allargava una
visione positiva dell’originario ‘privilegio dell’Oriente’ proprio della
‘orientale’ discendenza di Sem; ‘privilegio’ che in una certa misura si
propagava, per contiguità, alle nazioni stanziatesi nelle terre interne del
mare Mediterraneo sudorientale (Fenici, Egizi) ad opera di Cam, nel
mentre, per converso, la propagazione nelle altre regioni si doveva (non
è ben chiaro per quali vie) al più ‘diseredato’ dei figli di Noè, quel
«Giafet», o «Giapeto», del quale solo si dice sempre (non senza con-
traddizioni) che da lui provennero i giganti.
Una percezione positiva, quando non apertamente laudativa, delle
nazioni discendenti da Sem era infatti estesa, con diverse declinazioni,
anche al di fuori del popolo propriamente eletto poi fondato da Abramo,
ed in particolare agli Sciti (nella cui discendenza venivano inseriti anche
i Seri e i Cinesi); non senza il reperimento delle ragioni della superiore
qualità dei costumi di genti orientali in decisivi argomenti pertinenti alle
condizioni materiali ‘geografiche’ che favorirono taluni costumi di una
civiltà, non urbana, caratterizzata da uguaglianza e giustizia
31
.
Così la discendenza di Sem appare in effetti avere goduto tutta dei
frutti della conservazione della «vera Dei creatoris religio», almeno
prima del suo «declinare» verso l’idolatria (in una misura che può esse-
re stata differente a seconda delle diverse genti)
32
; ben diversamente da
SPAZI E TEMPI DEL MEDITERRANEO NELLA STORIA VICHIANA DELLA CIVILTÀ
29
31
Il ‘privilegio dell’Oriente semitico’ a cui si è fatto riferimento traspare con chia-
rezza in particolare nel capitolo IX della parte II del
De const.
(il capitolo della crucia-
le ‘gigantium demonstratio’). Già dalle nove «philologicae dignitates» lì esposte si pro-
filava una netta divaricazione assiologica tra Oriente e Occidente. «In Oriente», e in
particolare «in Assyria», dove era rimasto Sem (nel mentre Cam se ne era andato nella
vicina Fenicia e in Egitto, e Jafet nella più lontana Europa) le «artes» umane, di cui Sem
aveva preservato la memoria, furono presto restaurate dai Caldei, la divinazione nac-
que con caratteri raffinati, si formarono le «disciplinae interiores» da lì poi portate in
Egitto e Grecia, i «gigantes» o non nacquero tra i «Semi posteros
vere pios
» (gli
Ebrei…), o presto vennero meno, «cessere», configurandosi così almeno una gradazio-
ne della «pietas» (e comunque dei costumi civili), potendosi inferire che imperfetta-
mente essa albergasse a lungo anche presso altre genti della discendenza di Sem. Cfr.
De const.
, II, IX [4-6, 10, 32-33], pp. 431-433, 441.
32
Ivi, II, IX [16-7], p. 434.