monarchie, a queste Vico concederà elementi di «arcano» previsti dalla
logica della «ragion di stato»)
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.
Ugualmente, le «primae gentes» si tengono nascoste le une alle altre,
con il comune costume di starsene chiuse entro i propri confini, in un
regime di cruda «inhospitalitas». Tale costume primigenio esprime il
suo nocciolo conflittuale – fatto di sospettosa chiusura, ma anche di
naturale, ‘legittima’ aggressività – anche nella pratica antichissima dei
latrocinii operati appunto dai «primi heroes latrones»:
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e ciò a confer-
ma di una visione storica nella quale l’idea della naturale socievolezza
umana assolutamente non comporta la rassicurante veduta di una con-
naturata pacifica disposizione alla collaborazione fra nuclei di famiglie
e tanto più fra diverse genti, ma implica la sua laboriosa produzione
anche attraverso svariate forme di conflitto.
In verità quel costitutivo «mos» può anche esprimersi nelle forme di
una pacificamente cauta disposizione all’isolamento. Così, ad esempio,
la pratica della chiusura all’altro esercitata dagli sciti nella grande «pla-
ga» da essi abitata fra oriente e occidente, si ritrova poi diffusa a lungo
in svariati dei popoli di cui la «Scythia» fu «mater», e in modi pacifici
SPAZI E TEMPI DEL MEDITERRANEO NELLA STORIA VICHIANA DELLA CIVILTÀ
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«Et sane primi gentium, se abscondendo in lucis et condendo maiorum cadavera,
familias gentesque fundarunt; abscondendo leges, sive scientiam auspiciorum, clientelas
constituerunt; et, turbis agrariis edocti, abscondendo ordinem in poeticis turribus, regna
heroica ordinarunt. Quod ipsae locutiones ‘condere gentes’, ‘condere leges’, ‘condere
regna’ satis aperte confirmant» (ivi, VI, [9], p. 873). Secondo tale logica Didone ed Enea
– «urbium conditores», «gentium fundatores» – si congiungono in una caverna, evitan-
do di accoppiarsi alla luce del sole («venerem in propatulo vitant»). Come è noto, nel
Diritto universale
si affaccia con forza l’interpretazione di un ‘doppio Enea’, che nel suo
poema Virgilio, «poeta antiquitatis doctissimus», rappresenta nei primi sei libri come
pio «heroicum maiorum gentium characterem», nei successivi sei come guerriero
«heroicum characterem minorum gentium»: (
De const.
, II, XXIV [12, 1], pp. 625-627).
Sui temi dell’«arcano» politico in Vico rinvio ancora a miei scritti:
Vico e la ragion di
stato
, in
Prudenza civile, bene comune, guerra giusta. Percorsi della ragion di Stato tra Sei-
cento e Settecento.
Atti del Convegno internazionale (Napoli, 22-24 maggio 1996), a cura
di G. Borrelli, Quaderno 1 dell’‘Archivio della Ragion di Stato’, Napoli, 1999, pp. 313-
348;
Tra ‘frode’ e autoinganno. Aspetti e figure del machiavellismo e dell’antimachiavel-
lismo nella cultura napoletana ai tempi di Vico
, in
Machiavelli e la cultura politica del me-
ridione d’Italia
. Atti del Convegno (Napoli, 27-28 novembre 1997), a cura di G. Borrelli,
Napoli, 2001, pp. 87-127;
Vico, Tacito, il tacitismo
, in
Tacito e tacitismi in Italia da
Machiavelli a Vico
. Atti del Convegno (Napoli, 8-19 dicembre 2001), a cura di S. Suppa,
in
Teoria e storia della ragion di Stato
, Quaderno 3, Napoli, 2003, pp. 149-199, in spa-
gnolo,
Vico, Tácito y el tacitismo
, in «Cuadernos sobre Vico» XVII-XVIII, pp. 177-214.
51
Dissertationes
, VI [8], p. 873.