queste ultime ultime, comunque, sulla base di tale più precoce ‘civiliz-
zazione’ dovuta agli egizi, si era sviluppata con gli etruschi una civiltà
(«cultus») più antica di quella greca. In tal senso forme di civiltà svilup-
patesi nel Mediterraneo occidentale, in particolare nella «Ethruria
colonia» di origine egizia (e dagli etruschi largamente passate poi ai
romani), avrebbero di molto preceduto quelle prodottesi nel Mediter-
raneo orientale ‘greco’.
Si tratta di un plesso tematico intricato, nel quale è possibile rile-
vare l’intreccio di una serie di svariate esigenze e prospettive: tra le
quali, ad esempio, – nel quadro di una laboriosa vicenda di fondazione
di un sistema di ‘poligenismo culturale’ – a diverse esigenze teoriche,
critiche (come quella di svincolare in primo luogo la genesi del «ius
nexi» nel mondo romano da quello greco), si associavano palesi ele-
menti di tenore ‘ideologico-patriottico’ (di ‘patriottismo italico’).
Su tale plesso tematico occorre allora iniziare a seguire Vico un po’
più ravvicinatamente lungo i diversi scritti del
Diritto universale
.
Cominciamo dunque daccapo dagli egizi, e dal processo che li aveva
portati a maturare presto il conseguimento di svariate arti, e tra di esse
quelle della navigazione (come aveva indicato il già richiamato capito-
lo XVII della II parte del
De constantia
), le quali avevano permesso
loro di diventare una potenza marittima estesa a tutto il Mediterraneo.
Il precoce conseguimento di quelle arti era stato dovuto ad una serie
di ragioni che l’interprete può definire ‘storiche’ e ‘naturali’.
Una ragione storica era a sua volta conseguente, o intrecciata, ad una
loro vantaggiosa condizione di contiguità spaziale in primo luogo alle
regioni e nazioni del «mediterraneo» Oriente mesopotamico investite
dalla genesi ‘sacra’ e dalla persistenza o rapida ripresa delle arti. Come
si è in precedenza intravisto, gli egizi, discendenti di Cam, come i feni-
ci, avevano come questi potuto godere della vicinanza dei due caposti-
piti – essendo rimasto Sem vicino a Cam («vicinus Chamo, Semus») – e
dei loro posteri non dispersi. In tal modo essi avevano potuto appren-
dere rapidamente dai caldei le «artes» prediluviane in genere di cui que-
sti non avevano perso la memoria, e anzi saputo avvantaggiarsi partico-
larmente dell’‘eredità di Sem’ loro pervenuta: e in ciò superando gli stes-
si fenici che pure appaiono essere stati il primo tramite per la trasmissio-
ne tra i camiti delle arti non disperse tra i posteri di Sem
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.
SPAZI E TEMPI DEL MEDITERRANEO NELLA STORIA VICHIANA DELLA CIVILTÀ
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Per questo tramite si veda ivi, II, IX [16], p. 435. La premessa – si è cominciato
su a vedere – è nella prima delle nove «philologicae dignitates» fissate agli inizi del
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