sero lettere molto più antiche delle greche, a cagion che l’architettura
toscana è la più semplice dell’altre quattro restanti greche», si era tra-
sformata nella «ferma opinione», anzi nel risoluto intento dimostrativo,
che quei saperi provenissero dal «grandissimo imperio» fiorente in
Egitto: «perché, verisimile anzi necessaria cosa, egli è che gli egizi, signo-
reggiando tutto il mare interno, facilmente per le sue riviere avessero
dedotto colonie, e così portato in Toscana la loro filosofia»
73
.
La priorità degli Etruschi, rispetto ai Greci, nell’avere praticato co-
noscenze e arti apprese dagli Egizi e trasmesse poi ai romani, nel
Diritto
universale
era ribadita «con puntiglio»
74
. Ma – va detto – entro un qua-
dro teorico che già anteriormente alla
Scienza nuova prima
ne modifica-
va radicalmente caratteri e significato. Infatti, soprattutto a partire dalle
pagine del
De constantia
, non si trattava più di fenomeni di consegui-
mento e trasmissione di saperi proiettati nella remotissima antichità di
un’umanità già capace di esprimere, specie in «doctae nationes», alti
poteri sapienziali. Simili fenomeni erano invece da collocare – come si
è potuto vedere – in «epochae» del tempo oscuro nelle quali la più
avanzata «humanitas» comunque si era faticosamente allontanata con il
tempo da condizioni originarie di assoluta rudezza. In un tale quadro
era già dichiarato assurdo che la poesia potesse essere nata dal «piace-
re» o dal «commodo», invece che dalla «necessità», e che le «genti
umane» – anche quelle ritenute tradizionalmente le più originariamen-
te dotte – fossero state capaci di pervenire ai «generi» universali, per
non dire alla filosofia, «nella puerizia del mondo», laddove piuttosto,
«perché ingegnose, in quella povertà delle lingue, a guisa d’ingegnosi
fanciulli» però almeno «eran portati a formare imagini, le quali sono i
primi caratteri delle lingue […] E tali furono le favole a’greci, per
essemplo, quali i ieroglifici agli egizi»
75
.
SPAZI E TEMPI DEL MEDITERRANEO NELLA STORIA VICHIANA DELLA CIVILTÀ
49
73
Seconda risposta
, p. 147.
74
«Nel
Diritto universale
e nella
Sinopsi
(1721) i primati dei ‘toscani’ rispetto ai
greci, il loro influsso sui romani attraverso la figura di Pitagora sono nuovamente elen-
cati con puntiglio». Soltanto dopo la svolta del 1725 il tema etrusco scompare dall’oriz-
zonte vichiano» (P. C
ASINI
,
L’antica sapienza italica
, cit., p. 195).
75
Sinopsi
, in
OG
, pp. 7-8. Tali considerazioni poggiavano sulla meditata formula-
zione di princìpi generali che prefiguravano successive celebri «degnità». «La natura
degli uomini è così fatta che prima attende al necessario, poi al commodo, finalmente
al piacere». «La stessa natura degli uomini è pur così fatta che prima avvertono alle
cose che ci toccano i sensi, poi a’ costumi, finalmente alle cose astratte» (ivi, p. 7). Sugli
«aegyptiorum hieroglyfica» quali anch’essi propri non di una lingua dotta, ma al con-