Entro tale ridimensionamento delle sterminate antichità di nazioni
dotte nel
Diritto universale
, già a partire dalla
Sinopsi
, veniva dunque
riaffermata, rimodulata, la tesi della primazia italica e del nesso diretto
egizi-etruschi-romani prodottosi mediante le ben tarde deduzioni delle
colonie (tra le quali l’importatissima Cuma) attraverso l’ormai accessi-
bile mare mediterraneo
76
. Così, con calco latino dell’espressione già
usata nella
Seconda risposta
, «nedum credibile, sed omnino necessa-
rium […] fuit» che «Cumas ab aegyptiis fundatas», e già floridissima
al tempo di Enea, fosse da quelli fondata almeno quattrocento anni
prima della fondazione in Attica, ancora da parte degli Egizi (cioè di
Cecrope), delle dodici colonie dalle quali secondo una favolosa tradi-
zione greca sarebbe sorta Atene
77
. Ecco dunque ribadito quanto affer-
mato nella
Sinopsi
circa la maggiore antichità, rispetto alle «parvae
urbes» di Atene e Sparta, dell’«opulentissimum ethruscorum regnum»,
il cui splendore doveva essere stato il frutto di un processo durato
almeno settecento anni. Ed ecco che – in un ‘paragrafo’ che reca un
titolo eloquente («Quando Italia et in qua parte aegyptia fuit?») – si
può affermare essere necessario («necesse est») che, nei tempi nei quali
si tramanda che l’altro egizio Danao abbia spogliato gli Inachidi del
regno argivo, «aegyptios iamdiu in Ethruriam […] deduxisse» quella
colonia poi diventata «potentissima»
78
. Soltanto più tardi invece le
ENRICO NUZZO
50
trario partecipi della prima lingua delle genti, di necessità «poetica», la quale affidava
ai «characteres heroici» la possibilità di esprimere le cose con segni naturali («natura-
libus notis»), cfr.
De const.
, II, XIII [4-5], p. 471.
76
In tal senso alla «meditazione» di carattere generale Vico nella
Sinopsi
proponeva
di accompagnare una serie di «cose, pur certe». Tra di esse ecco quelle che maggio-
mente interessano il nostro discorso. «La prima città che si mentova in tutta l’istoria
profana è Cuma, posta in Italia», e, si vedrà subito, ad opera degli Egizi. «La prima
architettura, la toscana, perché la più rozza, la più semplice e soda, come quella degli
egizi». «L’arte romana di schierar le battaglie, […] miglior della greca […], «non è che
figliuola della geometria e dell’aritmetica, onde è da dirsi che i romani l’ebbero ancor
da’ toscani». «Certamente da’ toscani impararono l’aruspicina, la qual poi ritrova la più
antica spezie della divinazione». «Non vi fu nazione che avanzasse i romani nella
maestà delle toghe, dell’insegne e de’ trionfi, le quali cose ebbero certamente da’ tos-
cani». «Mentre Atene e Sparta erano picciole terre, i toscani in Italia avevano un poten-
tissimo regno, che dava il nome al mare dalla sua Maremma sino allo stretto di
Messina» (
Sinopsi
, p. 8). Sull’arte augurale appresa dai romani «ab ethruscis, regno
Italiae florentissimo […], quum Athenae vix parvae erant», cfr. anche
De uno
,
CLXXXIII [13], p. 271.
77
De const.
, II, XVII [25], pp. 507-509.
78
Ivi [26-27], p. 509.