Viene ribadito il fatto che «a lungo le genti ebbero un grandissimo
religioso timore del mare»
92
.
Si approfondisce la veduta che i greci ai tempi di Omero non cono-
scevano ancora le genti straniere, ad essi essendo in sostanza ignote la
Fenicia, l’Egitto, l’Italia, nel mentre «phoenices omne internum mare
lucri caussa percurrere»
93
.
Si afferma che il fatto che le prime colonie in Italia furono fondate
in tempi ben anteriori, ben trecento anni prima, a quelli di Omero,
implica di necessità che esse furono «di genere diverso da quelle che i
vincitori deducono nei territori sottomessi, le quali sono unite da una
condizione di cittadinanza con le genti che le hanno fondate»
94
.
Sulla base del principio antropologico per il quale «rudissim[i]
homines», «tanquam pueri», come i greci arcaici, tendevano a dilatare
le esperienze del loro angusto mondo, si delinea analiticamente la trat-
tazione innovativa della genesi e della successiva dislocazione semanti-
ca dei termini della più antica geografia greca («Oceanus», «Hesperia»,
«Herculis columnae», «Aethiopia», «Europa», «Asia», «India», etc.):
appunto con il tempo passati a indicare, da terre interne alla Grecia,
ENRICO NUZZO
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ria della civiltà costantemente aperta alla ‘storia materiale’, alla ‘storia della vita quoti-
diana’, verrebbe di dire: si veda ad esempio la «Ciborum historia» che si legge ivi [9],
pp. 835-837.
92
Ivi [9], p. 837: «demonstravimus diu gentes summam maris habuisse religio-
nem».
93
Ivi [16-20], pp. 839-843.
94
Ivi [21], p. 843. Così potrebbe essere tradotto il passo: «eas alius generis colonias
fuisse necesse est quam in quas terra victas victores deducunt, quae cum gente princi-
pe civitatem communicant». Vico qui annuncia appunto che riprenderà più avanti il
tema delle «prime colonie». Il carattere di necessità dell’implicazione proposta non
appare a prima vista perspicuo. Infatti, escluso il più tardo modello greco della fonda-
zione di colonie in Italia (con un importante legame con le genti della madrepatria), si
sarebbe potuto ipotizzare un analogo modello di deduzione delle colonie già da parte
degli egizi, precocemente maturi nell’imporre il loro «imperium» per tanta parte del
Mediterraneo, e quindi in grado di imporsi in esso vittoriosi. La risposta che pare
implicita nel discorso vichiano è che in tempi anteriori i litorali delle regioni che danno
sul Mediterraneo sarebbero stati deserti (con il che gli egizi avrebbero conseguito un
«imperium» marittimo senza condurvi guerre …). Ma il punto essenziale sembra esse-
re che – come si vedrà – Vico era interessato ad affermare il principio, per lui assai
importante, che le prime forme di propagazione della «humanitas» per via di mare si
ebbero in sostanza pacificamente, con le trasmigrazioni di plebei che non trovavano
più sostentamento o, soprattutto, sconfitti nelle contese agrarie, in fuga dalle loro terre
(ed in particolare proprio dall’Egitto), a costituire clientele di origine «transmarina».