Ecco allora che egli tendeva a immaginare uno stanziamento pacifi-
co in terre disabitate o a evidenziare l’esito di un’esperienza pure nata
dai duri conflitti delle «turbae agrariae», causate dal crudele infierire
dei «patres» sulle misere «plebes», nel riconoscimento del superiore
diritto degli «optimi» già divenuti tali nelle loro terre.
Ecco allora che, nelle
Dissertationes
le trasmigrazioni marittime nel
Mediterraneo – che nella successiva vicenda meditativa vichiana man-
terranno (almeno nella
Scienza nuova
del 1725) una loro funzione cru-
ciale – si articolano in un’ulteriore tipologia (sia pure meno sistemati-
camente proposta), tutta segnata dall’assenza del conflitto. Il primo
genere è quello delle «plebes» in fuga pervenute in terre disabitate («in
vacua»). Il secondo genere è quello di «errones» che invece pervengo-
no in luoghi abitati. Tra questi vi è il caso di coloro che riescono a pro-
curarsi delle terre («agros») acquistandole («precio») o guadagnando-
sele comunque con una qualche forma di scambio («donis»). Ma il caso
fondamentale è dei «profugi» che non poterono che divenire «clien-
tes», coltivandone i campi, di coloro nelle cui terre la sorte li aveva con-
dotti. Così, mentre i «primi clientes» di costoro erano stati «mediterra-
nei», i «secundi» furono «transmarini». In effetti, i profughi erano già
ben esperti di quanto comportava la «prima lex agraria» alla quale
erano stati sottomessi nelle terre native, e ora assai meno speravano di
ottenere nella nuova situazione quanto non erano riusciti a strappare
con la forza agli ottimati nei conflitti agrari
107
.
È essenziale cioè che lo «ius optimum heroum» si affermi, venga
riconosciuto, come esemplarmente fece il pio Enea, quando pure
disponendo di «naves, arma, viri», «omni vi belloque abstinuit»
108
. Così
non pare esservi scampo per i ben più miseri «profughi» dalla loro con-
ENRICO NUZZO
62
nia», che sul mare furono poi i «corseggi». Su ciò si veda ad es.
De const.
, II, XII [45],
p. 469, e ancora
Dissertationes
, IV [51], p. 853. Si tratta di una delle tante linee che tro-
veranno conferma nella successiva meditazione vichiana: per un esempio del discorso
attorno all’esercizio «comune a tutte le genti eroiche» di «guerre eterne con continove
rube e corseggi» (
Sn44
, § 639, p. 736).
107
Dissertationes
[6-7], pp. 875-877. Costoro, «cum domi non potuissent turbis
agrariis ab optimis exprimere, multo minus sperabant foris».
108
Ivi [5], p. 875. Diversa invece la rappresentazione della «venuta d’Enea in
Italia» quale si dà nell’‘ultimo Vico’ (quando è avvenuta la «discoverta del vero
Omero»), con l’esperienza di «alcuna città greca» insediata «nel lido del Lazio», poi
«da’ romani vinta, e per diritto eroico delle vittorie barbare […] demolita» (
Sn44
, §
772, pp. 803-804).
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