7. Seguire ravvicinatamente la traiettoria della riflessione vichiana
già soltanto sulla più limitata materia che si è esaminata lungo gli scrit-
ti del
Diritto universale
ci porterebbe lontano. Peraltro, fortunatamen-
te, come si è detto agli inizi, si dispone già di una guida sicura, offerta-
ci dal limpido saggio di Martínez Bisbal, per vedere almeno gli svilup-
pi della riflessione sulle trasmigrazioni marittime nelle versioni della
Scienza nuova
del 1725 e del 1744.
Si tratta di sviluppi che raccoglievano e accoglievano ampiamente i
materiali e i risultati del lavorio faticosamente condotto in quei prece-
denti scritti, magari sintetizzandoli e impiegandoli con altra maturata
sicurezza. E ciò entro un quadro problematico e concettuale nel quale
il disegno di una storia totale dell’umanità non era più inserito entro
l’impianto del discorso sul diritto, consentendo diverse forme di con-
centrazione dello sguardo.
Il movimento principale di questo riguardava la risoluta conquista
dell’ordine dei processi di conseguimento dell’umano (concentrata a
sua volta nell’idea della «storia ideale eterna»): una concentrazione
(incrementata dopo la versione del 1725) che forse importò anche – è
una questione alla quale si è accennato in una precedente nota, e sulla
quale si dovrà tornare altrove – il lasciare cadere una visione dei pro-
cessi umani, della civiltà, maggiormente aperta ad una pluralità di svi-
luppi e di esiti (di plurali ‘civiltà’). Evidenziare il «corso uniforme che
fanno tutte le nazioni», la generale costanza dei modi del «progresso
de’ costumi e de’ fatti, co’ quali ha dovuto camminare il gener umano»,
implicava contenere il più possibile le ‘eccezioni’ a tale ordine, gli auto-
nomi sviluppi delle pressioni ed espressioni del contingente
111
.
D’altra parte, lo sguardo del pensatore napoletano era più libero di
concentrarsi su tematiche su cui poteva esercitare una ben maggiore
autonomia di interessi: la ‘logica del pensiero mitico’, il linguaggio, la
poesia, Omero, e così via
112
. E nemmeno quello sguardo escludeva che
ENRICO NUZZO
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111
Per le parole citate cfr. §§ 737, 739, pp. 790-791.
112
E a proposito della più grande «scoverta» vichiana (alla quale la più parte delle
altre può essere ricondotta), quella, nei nostri termini, della ‘logica del pensiero mito-
poietico’, si è già fatto cenno agli inizi all’interesse di seguire (potrebbe essere argomen-
to di un’indagine apposita) tutte le figure mitiche più propriamente ‘mediterranee’ in
Vico, e attorno a Vico. Figure tutte dal pensatore napoletano decisamente ripensate, e
non senza significative modificazioni lungo la traiettoria della sua meditazione; irrobu-
stendo ad esempio una figura come quella di Nettuno, o immettendone di nuove, sia
pure a volte appena sfiorate. Come nel caso di quel Pelasgo «antichissimo eroe di
1...,310,311,312,313,314,315,316,317,318,319 321,322,323,324,325,326,327,328,329,330,...484