possibile anche seguire un significativo spostamento di accenti del pen-
satore napoletano in una direzione ‘filomonarchica’.
Si tratta dunque di un argomento che non pare poco interessante.
In primo luogo, in quanto – sul piano della meditazione sull’universa-
lità delle forme dell’umano – esso nella
Scienza nuova prima
investe la
prima configurazione storica di una peculiare forma sociale e politica
di tipo mercantile; che ancora si accompagnava peraltro, in quel testo,
alla declinante (e in seguito scomparsa) ‘eccezione scitica’ (cioè ad un
vero e proprio modello di egualitaria società agraria e libera e giusta
forma politica): con spostamenti significativi invece nelle due successi-
ve stesure. In secondo luogo, in quanto – su di un piano analogamente
generale, sul quale più volte si è qui portata l’attenzione – l’argomento
investe la considerazione vichiana delle condizioni ‘spaziali’ (in tal caso
geografico-ambientali, ma non climatiche) dell’agire umano. In terzo
luogo, in quanto tale tema in genere investe il complesso (ma comples-
sivamente non angusto) atteggiamento di Vico verso la «mercatura»; e
anche, più in generale, l’atteggiamento suo verso ciò che è ‘mobile’,
che il «mare» tanto rappresenta. E su ciò ritengo che sicuramente non
si possa affermare che il pensiero di Vico, che pure ha tanto celebrato
il necessario «fermarsi» dell’umano perché ritrovi se stesso nel «certo»
delle sue forme essenziali, sia poi un pensiero del ‘sedentario’. Per
quanto gli uomini siano naturalmente portati a «ristare» nelle loro terre
native, l’umanità ha dovuto tante volte abbandonare i luoghi sui quali
pure aveva edificato le sue forme. E le sue forme nei tempi dei «gover-
ni umani» conoscono la necessità e il vantaggio di ciò che è dinamico e
mobile. Il pensiero di Vico ha dentro di sé fortemente radicato anche
tutto il momento ‘staticizzante’ della tradizione della positività della
‘quiete’, del ‘fermarsi’ nel consolidare ciò che si è edificato e contenere
la corruzione del tempo (e su tale aspetto mi sono più volte soffermato
nei miei studi): ma non è un pensiero della ‘stasi’, in tal senso non è un
pensiero della ‘terra’.
Come si vede, si tratta di argomenti, problemi critici, che, a volere
seguire il nostro tema generale quale agli inizi lo si è presentato, spin-
gono piuttosto lontano, investendo grosse questioni critiche. Questioni
di ‘storia del Mediterraneo’
118
. Questioni dei rapporti, nella trattazione
ENRICO NUZZO
68
118
Giudizi importanti sulle condizioni dei principali stati gravitanti sul bacino del
Mediterraneo si leggono ad esempio nel
De rebus gestis Antonj Caraphaei
. Per la per-
cezione vichiana della condizione della repubblica veneziana, ormai condannata ad una