patrimonio sottratto al pubblico, detenendone l’insegnamento attraver-
so i suoi «uomini nobilissimi» (p. 428), dandoci il primo segnale di un
indiscutibile legame con Vico mediato dal peso attribuito al patriziato,
che ha a Venezia un ruolo preponderante, come vedremo meglio nella
seconda parte di questa ‘cornice’.
Nello stesso 1710, Vico invia alcune copie fresche di stampa della
Metafisica
a Venezia: la lettera del 31 ottobre è la prima testimonianza
del travagliato rapporto con gli intellettuali della Repubblica: l’interlo-
cutore è Apostolo Zeno, un erudito fondatore di un’Accademia («degli
Animosi») e dello stesso «Giornale de’ Letterati». Vico infatti, attraver-
so il diplomatico Matteo Egizio, anch’esso collaboratore del «Giorna-
le», era venuto a conoscenza della recensione al
De ratione
e pro-
babilmente del suo autore nella persona dello storico Biagio Garofalo,
laddove probabilmente lo stesso Egizio aveva compilato l’articolo in
cui si annunciava l’imminente pubblicazione della
Metafisica.
Nelle lettera, Vico ringrazia Zeno come responsabile del «Giornale»
e gli manda alcune copie del
De antiquissima
, pregandolo di farle avere
allo stesso Garofalo e a Bernardo Travisano, nobile e professore di filo-
sofia, stimato da Zeno e autore di una
Teorica del buon gusto
, pubblicata
nel 1708 come introduzione alle
Riflessioni sopra il buon gusto intorno le
scienze e le arti
di Muratori (con lo pseudonimo di Lamino Pritaneo), che
lo stesso Vico dichiara di aver apprezzato per il suo carattere divulgativo.
Ma proprio sul
De antiquissima
si apre la prima incrinatura dei rap-
porti tra Vico e l’ambiente veneziano. L’occasione è data, ancora una
volta, da una recensione (come sempre anonima) comparsa sul
«Giornale de’ Letterati»
3
, a cui Vico replica con una pubblicazione che
sarà nota come
Prima risposta
4
. Dopo una controreplica del «Giornale
de’ Letterati», l’anno successivo
5
Vico risponde a sua volta pubblican-
do una
Seconda risposta
, ancor più risentita
6
, e che ha come diretti refe-
renti la redazione e i condirettori del giornale, i fratelli Apostolo e Pier
Catterino Zeno, ai quali spiega all’inizio dello scritto di aver indirizza-
TIEPOLO, VICO E IL ‘MITO DI VENEZIA’
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3
«Giornale de’Letterati d’Italia» (d’ora in poi
GL
) V (1711), art. VI, pp. 119-130.
4
Risposta del signor Giambattista Vico, nella quale si sciogliono tre opposizioni fatte
da dotto signore contro il primo libro De antiquissima ìtalorum sapientia, ovvero Della
metafisica degli antichissimi italiani tratta da’ latini parlari
, Napoli, nello stesso 1711
nella stamperia di Felice Mosca, con licenza de’ superiori, 1711.
5
GL
, VIII (1712), art. X, pp. 309-333.
6
Risposta di Giambatista di Vico all’articolo X del tomo VIII del
«
Giornale de’ let-
terati d’Italia»
, Napoli, nella stamperia di Felice Mosca 1712, in-12°.