ti non mantenute dal cardinale Corsini (il futuro papa Clemente XII), e
la conseguente difficoltà economica per dare alle stampe l’opera, sarà
pubblicata a Napoli da Felice Mosca nel 1725, con una tiratura di una
dozzina di copie in carta fine e mille in carta comune.
Secondo le sue abitudini, Vico manda immediatamente copie omag-
gio del volume; tre sono gli esemplari destinati a Venezia: al filosofo
Antonio Conti, a Francesco Carlo Lodoli e a Porcìa. Se di quest’ultimo
si è già detto, bisogna ricordare che Conti era amico, tra gli altri, di
Malebranche e Fontenelle e partecipe del dibattito sul calcolo infinitesi-
male. Quanto a Lodoli, si tratta di una personalità poliedrica, divisa tra
l’attività religiosa e l’avvenirismo architettonico, animatore e finanziatore
di importanti iniziative culturali.
Nel frattempo, tuttavia, il progetto autobiografico non decolla, per
motivi di cui Vico è tenuto all’oscuro; anzi, in una lettera del dicembre
1727, Porcìa comunica con un certo orgoglio che, «finalmente», aveva
trovato in Lodoli «chi si prenderà la cura di far l’edizione col mio pro-
getto noto della vita di Vostra Signoria Illustrissima, cioè della Storia
de’ suoi Studj, di cui ella ebbe la bontà di favorirmi» (aggiungiamo, da
ben quattro anni). Accenna all’ «avarizia degli stampatori» e allude a
vaghe questioni di «merito». Non solo, ma Porcìa si spinge oltre, con
una proposta che Vico stesso non avrebbe osato sperare:
M’assicura il Padre Lodoli, che col Signor Abate Conti riverisce Vostra
Signoria Illustrissima, e l’uno e l’altro l’accertano della stima ben grande, che’
fanno della di lei virtù, che ritroverà chi stamperà a proprie spese non solo
l’accennate scritture, ma chi ristamperà la di lei ammirabile Opera de’ Principj
in miglior forma dell’edizione di Napoli: se Vostra Signoria Illustrissima voles-
se aggiungere qualche cosa, e all’opera de’ Principj, e all’altra sua scrittura è in
pienissima Libertà di farlo e può inviarmi le giunte, e le correzioni
9
.
È l’inizio di una triste farsa, che proseguirà per un paio di anni sul
duplice fronte dell’ Autobiografia e della
Scienza nuova
. Dopo nemme-
no venti giorni dalla lettera di Porcìa, anche Antonio Conti annuncia
trionfante:
Non poteva Vostra Signoria Illustrissima ritrovare un corispondente più ver-
sato in ogni genere di studi, e più autorevole co’ Librai di quel che sia il Reve-
TIEPOLO, VICO E IL ‘MITO DI VENEZIA’
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9
Lettera del 14 dicembre 1727 di Giovan Artico di Porcìa, in G. V
ICO
,
Epistole
, a
cura di M. Sanna, Napoli, 1992, pp. 135-136.