rendissimo Padre Lodoli, che le offre di far stampare il Libro de principi d’una
nuova scienza. Son io stato un’ de primi a’ leggerlo, a’ gustarlo e a’ farlo gusta-
re agl’amici miei, i quali concordemente convengono, che nell’Italiana favelle
non habbiamo un’ Libro, che contenga più cose erudite, e filosofiche
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.
Lo stesso Lodoli a giro di posta conferma l’intenzione di dare alle
stampe la
Scienza nuova
. Conti addirittura scrive nuovamente nel marzo
1728, chiedendo una conferma e un consenso che Vico, forse ancora feri-
to dalle vicende legate alla pubblicazione della
Scienza nuova
1725, non
aveva ancora dato. Conti comunica inoltre a Vico che Porcìa aveva man-
dato l’ Autobiografia a Lodoli. A questo punto, Vico prepara e spedisce
una integrazione alla
Vita
(sono trascorsi ormai cinque anni), in cui si
concentra essenzialmente sulla genesi della
Scienza nuova
1725. Nel frat-
tempo, definitivamente tramontato il progetto collettivo, la
Vita
sta per
essere pubblicata nella «Raccolta d’opuscoli scientifici e filologici»
,
fon-
data, forse per l’occasione, dal monaco camaldolese Angelo Calogerà, al
quale Vico con molta umiltà scrive mostrando di non aver capito nulla
delle complicate vicende del suo dattiloscritto, chiedendo solo all’inter-
locutore di apporre una correzione alle bozze per un nome sbagliato.
Di fatto, a questo punto gli eventi precipitano; la stampa della
Vita
risulterà pessima graficamente e piena di refusi; alla fine del testo si
annunciava poi, come a cose già fatte, l’imminente pubblicazione della
Scienza nuova
, con tanto di indicazione del tipografo. Vico, che nell’ot-
tobre del 1729 aveva inviato una mole impressionante di «Correzioni,
Miglioramenti e Aggiunte», non potendo più intervenire sull’edizione
della
Vita
ritira a questo punto d’imperio il ponderoso materiale della
Scienza nuova
che i suoi ‘ammiratori’ avevano già deciso di non pubbli-
care per gli alti costi a cui sarebbero andati incontro.
Penso che il riassunto di queste ben note vicende possa introdurci
al contesto in cui, nel 1726, un avvocato di recente nobiltà, di posizio-
ne economica solidissima, e, aggiungerei, del tutto ignaro delle trame
culturali che coinvolgevano un pur celebre filosofo napoletano, com-
missiona a un giovane e promettentissimo pittore, di affrescare il salo-
ne del suo palazzo.
A
LESSANDRO
S
TILE
ALESSANDRO STILE
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Lettera del 3 gennaio 1728 di Antonio Conti, ivi, pp. 136-137.