di intellettuali veneziani tra cui Antonio Conti, Carlo Lodoli e il conte
Giovanni Artico di Porcìa.
Armstrong sottolinea come la popolarità del filosofo napoletano
fosse all’apice negli anni ’20 a Venezia, e la novità della sua tesi sta nell’
aver individuato l’origine dei significati delle
Storie
di palazzo Sandi
nel
Diritto universale
, pubblicato a Napoli pochi anni prima che il ciclo
pittorico – su cui non esiste documentazione relativa agli anni precisi,
ma che comunque on si spingono oltre il 1726 – prendesse l’avvio.
Nel
Diritto universale
sono contenuti i fondamenti delle idee sulle
origini dei linguaggi e delle istituzioni sviluppate poi negli anni a veni-
re nelle edizioni della
Scienza nuova
, e secondo l’autore l’opera giuridi-
ca di Vico costituisce un caposaldo nella formazione dei Sandi. Il figlio
di Tommaso, Vettor, infatti, scriverà successivamente i dodici volumi
dei
Principi di storia civile della Repubblica di Venezia
, largamente ba-
sati sulle idee di Vico «valente filosofo dell’ Umanità».
Per Armstrong dunque i Sandi sono profondamente legati alle ra-
dici classiche e cristiane da cui nasce il mito di Venezia: l’origine autono-
ma delle istituzioni della Repubblica si ritrova nella convinzione espres-
sa da Sandi che la stabilità politica veneziana sia dovuta alla combi-
nazione di ideali cattolici e governo aristocratico, da cui discende il prin-
cipio che l’azione dei governanti sia guidata dalla Provvidenza. In que-
st’ottica, il Salone di Palazzo Sandi – precedente tuttavia di una trenti-
na d’anni i
Principi di storia civile
– appare come il manifesto della filo-
sofia della storia di Vico nel momento del massimo interesse dei vene-
ziani per la idee del filosofo. In tal senso, la nascita dei governi e delle
istituzioni viene basata su una rinnovata interpretazione della mitologia
greca alla luce delle tre epoche post diluviane di cui Vico tratta nel
Secondo Libro del
Diritto universale
. Iniziano una serie di raffronti ser-
rati tra queste ultime e le parti ‘narrative’ dell’affresco: l’ umanità che
emerge dal caos e dalla bestialità è incarnata dalla figura di Bellerofon-
te (come variante di Ercole fondatore delle nazioni) che sconfigge la
Chimera (figura poetica della geografia della terra dopo il Diluvio) e dà
vita alle prime comunità; la fondazione dei primi governi degli ottima-
ti e l’estensione del diritto di asilo ai
clientes
è impersonato dalla lira di
Anfione e dalle catene che fuoriescono dalla bocca di Ercole Gallico (il
potere degli ottimati di attrarre a sé i clienti in cerca di protezione); la
terza epoca vichiana, in cui gli ottimati ritrovano il potere assoluto dopo
la risoluzione dei primi conflitti tra le classi sociali (attraverso il conferi-
mento ai plebei del possesso dei prodotti del loro lavoro, lo
ius bonita-
ANGELA CATELLO
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