primo ad affresco per Tiepolo, che non si avvale nell’impresa neanche
delle architetture dipinte, a scandire gli spazi e il confine tra i fulgidi
eroi della mitologia e la dimensione ultraterrena della Sapienza e
dell’Eloquenza, creature impalpabili e lontane, visibili attraverso l’uti-
lizzo sapiente delle ombre colorate alla maniera di Veronese.
Resta da definire il ruolo avuto dal Bambini, l’autore del fregio
en
grisaille
del cornicione, con un vasto assortimento di figure mostruose
ed animali feroci, bizzarro quanto neo-cinquecentesco esemplare di
cornice a finto stucco. Artista ricercato ed esperto di pittura di storia
antica ed allegorie ‘nobiliari’, oscurato poi di fatto dal talento prodigio-
so del suo più giovane collaboratore, fu lui probabilmente a richiama-
re al suo fianco Giambattista Tiepolo che già si era fatto notare all’ini-
zio degli anni ’20 per le tele celebrative sulle origini mitiche della fami-
glia Zenobio nell’omonimo palazzo. Proprio il Bambini si rivela il
‘custode’ di un linguaggio di simboli e allegorie che lui stesso aveva già
dispiegato, seppure in chiave teologica, nella grande tela a soffitto della
Biblioteca di Palazzo Dolfin, sede del patriarca di Udine: tutto il son-
tuoso apparato decorativo di mobili, intagli, stucchi e tele era incen-
trato sul tema della conoscenza umana, da ricercare alla luce della fede,
e si raccordava idealmente al
Trionfo della Sapienza
del soffitto. Sarà
proprio a Palazzo Dolfin, dall’inizio del ’26, che Tiepolo – ancora evi-
dentemente attraverso la mediazione del Bambini – compirà il capola-
voro della sua prima maturità con gli affreschi dello scalone, della gal-
leria degli ospiti ed infine della Sala Rossa, inventando una formula
compositiva e pittorica che durerà, con poche varianti, lungo tutti gli
anni della sua carriera.
Il salone di palazzo Sandi si completa con una serie di dipinti parie-
tali, di dimensioni diverse per adattarsi ai tre lati dell’ambiente senza
finestre, e ricollocabili idealmente nella posizione originaria grazie alla
presenza delle incorniciature in stucco. Sono opere divise tra Giam-
battista Tiepolo e Nicolò Bambini, realizzate in quegli anni o subito
dopo, come si desume dall’analisi stilistica rispetto al percorso di
Tiepolo. Armstrong vi ritrova i caratteri distintivi del governo aristocra-
tico di Venezia, elaborato attraverso le idee della prima
Scienza nuova
, –
dunque fa giungere la datazione fino al ’29 – e sottolinea che in entram-
be le opere del filosofo gli episodi della storia romana sono essenziali a
definire le origini e gli sviluppi dei primi governi aristocratici.
Le tre tele –
Ulisse scopre Achille tra le figlie di Licomede
,
Apollo
scortica Marsia
e
Ercole soffoca Anteo
– fanno parte di un
unicum
deco-
TIEPOLO, VICO E IL ‘MITO DI VENEZIA’
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1...,333,334,335,336,337,338,339,340,341,342 344,345,346,347,348,349,350,351,352,353,...484