convogliare le virtù patrizie nella vita politica, più che nel privato, dove
perfino suo padre, l’avvocato brillante e mecenate, appena iniziato ad
un nuovo
status
lo aveva tradito per umana debolezza
2
. Questa macchia
rimarrà impressa indelebile in Vettor, forse perché, come recita una tra-
gedia di Euripide, ‘quando la coscienza di una colpa del padre o della
madre interviene, dell’uomo anche più ardito fa uno schiavo’
3
.
Vettor Sandi rappresenta dunque pienamente quel sistema di pote-
re che, nelle sue trasformazioni, contempla se stesso come il modello
politico di riferimento per Venezia, nonostante la decadenza che ora-
mai esprime. Forte di una preparazione umanistica non banale e di una
notevolissima attitudine allo studio delle fonti, Vettor avrà un ruolo
significativo nella storiografia veneziana del XVIII secolo. Da Sandi,
così come da un altro importante storiografo veneziano, Marco Fosca-
rini, che diventerà doge nel 1762, emerge la «consapevolezza di essere
ambedue cittadini e nobili di Venezia, membri di quella aristocrazia che
non soltanto reggeva, ma era, costituiva la Repubblica di San Marco»
4
.
I
Principj di storia civile della Repubblica di Venezia
si compongono
complessivamente di nove volumi; i primi sei vengono pubblicati tra il
1755 e il 1756 e abbracciano il periodo che va dal 1000 al 1700. Gli ulti-
mi tre, pubblicati tra il 1769 e il 1772, si concludono con l’anno 1767.
L’intento dichiarato dall’autore è di voler scrivere una ‘storia interna’
di Venezia, che chiama ‘civile’ e che considera specifica delle repubbliche
aristocratiche. Nell’articolato contesto del patriziato veneto, diviso tra i
TIEPOLO, VICO E IL ‘MITO DI VENEZIA’
91
2
Sul letto di morte, Tommaso Sandi, nel 1743, rivela a Vettor di avere un altro figlio
ormai venticinquenne (registrato come Francesco Melchiori), frutto di una relazione
con una nobile veneziana sposata con un nobile (un Melchiori, appunto), e gli racco-
manda di farsi carico dei suoi bisogni. Vettor adempie con scrupolo alle ultime volon-
tà paterne, e assegna al fratellastro un vitalizio. Ma richieste economiche incalzanti gli
vengono presentate da un losco avvocato che tutela Melchiori, e quando quest’ultimo
muore nel 1755 (a meno di quarant’anni), non finisce l’incubo per Vettor Sandi: attra-
verso quello stesso avvocato si materializza la compagna di Melchiori e il bambino di
sei anni avuto dal defunto. A questo punto, per porre fine al ricatto, Vettor si rivolge
agli Inquisitori di Stato, e ne ha soddisfazione. Relativa però, rispetto all’umiliazione
che ha coinvolto un casato in fase di sdoganamento dopo l’acquisto del titolo. Cfr. F.
D
ALLA
C
OLLETTA
,
I Principi di Storia Civile di Vettor Sandi. Diritto, istituzioni e storia
nella Venezia di metà Settecento
, Venezia, 1995, pp. 25-31.
3
E
URIPIDE
,
Ippolito
, vv. 420-425.
4
F. V
ENTURI
,
Settecento riformatore
, 5 voll., Torino, 1969, vol. V, t. II,
La Repubblica
di Venezia. 1761-1797
, p. 4.
1...,337,338,339,340,341,342,343,344,345,346 348,349,350,351,352,353,354,355,356,357,...484