guenza, condanna tutti quei filosofi che hanno minato nelle loro opere
questi fondamenti: l’elenco è lungo, da Grozio a Leibniz, da Spinoza
16
a Bayle, dal «malizioso» Rousseau a Montesquieu
17
.
Si tratta, per il patrizio che tutela gli equilibri della sua repubblica, di
personaggi compromessi con i più grandi nemici della società: il
mate-
rialismo
, dove «tutto è rovesciato, virtù, vizio, socialità, religione»
18
, e il
conseguente
fatalismo
, «il più pernicioso forse all’uman mondo di qua-
lunque altra erronea tesi, poiché toglie ogni religione, almeno riduce al
deismo, e leva di mezzo certamente cadauna onestà, o vizio materiale»
19
.
Di questa sua opposizione, Sandi rivela ovviamente il fondamento poli-
tico: infatti, dopo aver spiegato che «l’uomo sottoposto alla necessità è
subito esentato da ogni dovere verso la società, il Principato e la vita
stessa dei Sovrani»
20
, aggiunge con cinico candore: «Se si punisce nella
società un delitto particolare, perché tollerar chi sovverte con sistema li
cardini della stessa?»
21
. Per questo, si dichiara orgoglioso
d’ indicare da Storico Civile, e da membro della Veneta Cattolica Polizia, ciò che
possa mettere in qualche riflessione gli studiosi dell’ intitolato Gius Naturale, e
far concepire quanto diritto abbiano il Sacerdozio, e l’Impero Cattolico di impe-
dire, e forse sradicare principj, ed Autori di sistemi contrari alla Religion
Naturale, ch’ è l’ Esistenza di Dio, ed alla Rivelata, ch’ è la divinità del Vangelo
22
.
Lo ribadisce anche dopo aver riconosciuto le indubbie doti intellet-
tuali di coloro che aveva attaccato
23
. D’altra parte, chi è e si vanta di
essere «un individuo aristocratico» non può fare a meno di trattare «il
TIEPOLO, VICO E IL ‘MITO DI VENEZIA’
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16
«Che nella sua Etica ha la più mostruosa delle opinioni contro l’esistenza di Dio,
fabbricando sistema girato con apparente metodo geometrico, ma velato di oscurissimi
sofismi, contradizioni, imbarazzi, che quasi incantano molti senza però intenderlo» (ivi,
p. 301)
17
«Egli è troppo vero, che da questi filosofi recenti del diritto Naturale, con siste-
mi fatti concepire per robusti, e vestiti di copiosa ornata eloquenza, o d’imagini di poe-
sia s’atterra non solo la Religion rivelata, ma la Naturale istessa» (ivi, p. 293).
18
Ivi, p. 302.
19
Ivi, pp. 302-303.
20
Ivi, p. 303.
21
Ivi, p. 304.
22
Ivi, p. 293.
23
«Dalli tratti della mia penna non si deduca già ch’io non faccia estimazione di
quelle doti che non debbono a loro negarsi; e sono appunto quelle che loro attrassero
la schiera dei settarj» (ivi, p. 306).