diritto di natura, delle genti e Pubblico con il comando di applicarne le
teorie al Veneziano»
24
.
All’epoca in cui suo padre ‘arreda’ il Palazzo di famiglia, Vettor Sandi
era poco più che ventenne, e il quasi sessantenne Vico aveva al suo atti-
vo la pubblicazione del
De ratione
, del
De antiquissima
, del corpus del
Diritto universale
e della prima
Scienza nuova
; quando Sandi dà alle
stampe il primo volume di
Principi di storia civile
, Vico è ormai morto da
un decennio. È evidente che nel lungo tempo di gestazione della sua
opera, lo storiografo veneziano aveva tenuto fortemente conto del filoso-
fo napoletano. La presenza di Vico nei
Principi di Storia Civile
per quan-
to occasionale, acquista progressivamente una corposità indiscutibile.
Sui rapporti tra Vico e Venezia si è già fatto riferimento. Ma va ag-
giunto che proprio la particolare (e vichianamente ‘anomala’) situazio-
ne politica della Repubblica ha costituito il filo conduttore di quel lega-
me iniziato con il
De ratione
e concluso con la
Scienza nuova
(dopo la
cui edizione del 1725 non dimentichiamo che Vico ‘mancò’ un’edizio-
ne veneziana)
25
. Come si è visto, i recensori veneziani dell’
Orazione
del
1708 avevano capito che la tesi di Vico su un patriziato che ha come
premesse la superiorità della
sapientia
sulla
scientia
, dell’
eloquentia
sulla critica, «mettono a nudo ormai l’intenzione politica di tutto il suo
pensiero»
26
. Successivamente, non poteva non destare interesse la lettu-
ra che Vico aveva intrapreso fin dalla
Sinopsi
al
Diritto universale
sulla
vicenda storica dell’umanità, dove viene sottolineata la funzione di una
provvidenza che attraverso il
certum
congiunto all’
auctoritas
consente il
recupero della
ratio
originaria.
Lo stesso Vico, dal canto suo allude a Venezia quando, nel tratteg-
giare la formazione dell’età eroica, evoca l’immagine dei deboli che si
rifugiano sotto la protezione dei forti «come nelle isolette già occupate
da’ padri veneti quei che dalle violenze di Attila fuggivano da terrafer-
ALESSANDRO STILE
96
24
Ivi, p. 308.
25
Cfr. V. P
LACELLA
,
La mancata edizione veneziana della «Scienza nuova»
, in
Vico e
Venezia
, a cura di C. De Michelis e G. Pizzamiglio, Firenze, 1982, pp. 143-182.
26
G. G
IARRIZZO
,
Vico, la politica e la storia
, Napoli, Guida, 1981, p. 74. Le lucide
e sempre valide analisi di Giarrizzo fotografano lucidamente questa fase del percorso
vichiano: «In definitiva, Vico sembra conoscere due alternative, quelle delle repubbli-
che aristocratiche (Venezia) in cui lo
ius strictum
costituisce la garanzia del privilegio e
della certezza del diritto; e quella del moderno Stato monarchico, il cui formarsi e
accrescersi è assicurato dall’affermarsi dell’equità civile» (p. 85). La recensione al
De
ratione
e la successiva Nota compaiono rispettivamente in
GL
, I (1710) art. X, e in ivi,
II (1710) («Novelle Letterarie d’Italia dell’aprile, maggio e giugno»).