come
ora
, nell’epoca in cui più alta ‘risplende’ la potenza del suo inten-
dimento, e perciò il
periculosum maxime
della riflessione.
M
ASSIMO
C
ACCIARI
II
Vincenzo Vitiello non è solo l’autore di libri e studi importanti sui
maggiori orientamenti e autori della filosofia occidentale (dal cristiane-
simo all’idealismo, dal nichilismo alla fenomenologia, da Kant a Hegel
a Husserl e Heidegger e, naturalmente a Vico). Egli è anche uno dei
pochi filosofi (non solo tra gli italiani) del quale si può senza dubbio
alcuno affermare, come amava dire Pietro Piovani, che sappia «lavora-
re in proprio». Per Vitiello l’oggetto della sua filosofia (ma sarebbe più
appropriato dire della filosofia
tout court
, considerato il radicale ‘estre-
mismo’ di questo approccio) è «l’ordine delle cose», è ciò che sta prima
del tempo, è lo spazio originario, che viene prima del mondo e delle sue
infinite finitezze, prima della storia, prima – per adoperare l’immagine
vichiana cui egli stesso si richiama – che la storia ideale eterna corra nei
tempi dell’umano.
È questo il sostrato interpretativo e, a un tempo, teoretico che sta a
base del libro:
Vico. Storia, linguaggio natura
(apparso nella collana
«Studi vichiani» delle prestigiose Edizioni di Storia e Letteratura). Nei
tre plessi concettuali che appaiono nel sottotitolo si condensa una chia-
ve di lettura che fa, per così dire, da ‘apripista’ a un itinerario comples-
so dentro un’opera essa stessa complessa, che non è, come lo stesso
Vitiello aveva scritto in altra occasione, un monolite. Quella di Vico è
una costruzione stratificata e, proprio per questo, interpretabile a par-
tire da prospettive molteplici e diverse. Con Vico e oltre Vico (e prima
di Vico se si pensa al peso che ha Platone nella interpretazione di
Vitiello) si presentano nel loro continuo gioco di rinvii e di reciprocità
i nessi tra spazio, storia, tempo, realtà, immagine, linguaggio, divino. E
si tratta di elementi che non sono enti astratti, bensì cose (
prágmata
), le
cose del mondo e dell’uomo, le cose formate da voci e figure, da gesti
e suoni, già tutte presenti nella «dipintura allegorica» che figura sul
frontespizio della
Scienza nuova
. Stanno qui le radici di una innovativa
interpretazione che riesce a mettere in tensione le feconde aporie della
filosofia vichiana, prima fra tutte quella tra ordine e storia, storia sacra
e storia profana e, a partire da essa, via via tutte le altre: ragionamento
GIUSEPPE CACCIATORE
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