sistematica ricostruzione genetica (se si vuole una storica
mathesis uni-
versalis
dei saperi storicamente determinati): restando universale sol-
tanto (ma non è certo poco…) l’ordine delle regolarità del loro presen-
tarsi e svilupparsi, in conformità all’assoluta universalità della struttura
del corso delle nazioni, la «storia ideale eterna».
Certo, si può convenire che Vico resta sempre sullo sfondo legato ad
un concetto di sapere (assoluto del vero) «come ‘sistema’, ‘ordine’, ‘to-
talità’»
4
, in quanto è questo concetto che lo conduce alla recisa distinzio-
ne tra l’
intelligere
divino della
totalità
e il limitato
cogitare
umano, e che
si connette all’idea che «scientia debet esse de universalibus» (che è però
idea, precipuamente, ‘maggiormente’, aristotelica, che non è coestensiva
a quella, più larga del sapere della totalità). Ma, daccapo, ciò conduce
precisamente il pensatore napoletano ad abbandonare la pratica di una
scienza come sistema della scienze, a valorizzare mirabilmente i saperi
del verosimile, a ‘restringere’ la ricerca dell’ordine alla sfera dei fenome-
ni storici. E tutto ciò – non bisognerebbe mai sottacerlo discorrendo del
«vero» per Vico – in larghissima misura in nome di una cruciale ispira-
zione ‘pratica’, ‘politica’ in senso forte, che ‘precede’ la stessa indagine
attorno al vero, nella direzione di una filosofia fattasi pienamente ‘uma-
nologica’
,
che tale indagine promuove in vista del suo autentico fine,
della sua effettiva destinazione, il «giovar al gener’umano».
Resta comunque sicuramente l’utilità di porre «la metafisica cristia-
no-pitagorica della scienza come
mathesis universalis
[…] come base di
partenza e sfondo comparativo anche della gnoseologia e della filosofia
del linguaggio di Giambattista Vico», come già proponeva Apel,
aggiungendo che Vico muove dalla stessa idea d’una
mathesis universa-
lis
divina che fu determinante per Cartesio»
5
con una posizione della
quale non è certo il caso di seguire e discutere qui la segnalazione della
«differenza fra il Vico e i veri e propri metafisici della
mathesis univer-
salis
», da ritrovare in un «tratto umanistico-scettico» che sta «in antite-
si alla valutazione galileiana della matematica», nella cifra critica di una
pressocché totale mancanza nel pensatore italiano di «una più profon-
da comprensione per quella
interpretatio naturae
tecnico-matematica
che all’inizio dell’epoca moderna, proprio sulla linea del suo principio
ENRICO NUZZO
116
4
Ivi, p. 40.
5
K. O. A
PEL
,
L’idea di lingua nella traduzione dell’umanesimo da Dante a Vico
[
Die
idee der Sprache in der Tradition des Humanismus von Dante bis Vico
, Bonn, 1963], tr.
it. Bologna, 1975, p. 414.
1...,362,363,364,365,366,367,368,369,370,371 373,374,375,376,377,378,379,380,381,382,...484