gettivo), la figura del divino, del passaggio dall’uno ai molti, o comun-
que dell’unità: «in questione» [ma per chi?]
è la possibilità stessa di attribuire a Dio la conoscenza – che è per essenza,
distinzione e diminuzione,
minuere
, appunto – senza con ciò negarne l’infini-
tà e semplicità. Il ‘cattolico’ Vico avrebbe potuto qui trovar conforto nel
Vangelo di Giovanni, che attribuisce al Figlio, il Logos, la Parola, come la
conoscenza, così la creazione […]. Al Figlio. Non al Padre. Ma la teologia tri-
nitaria non appassionava Vico
7
.
La
quaestio
principale che pongo è fino a che punto queste siano
questioni di Vico, o impostazioni di tali questioni proprie di Vico.
Partiamo dal secondo momento di «crisi».
Vico non era appassionato alla teologia trinitaria, si teneva lontano
dalle insidie della trattazione sistematica di questioni teologiche, ma
non fece mai venire meno la rappresentazione, in alcuni momenti
anche la tematizzazione, della sua concezione della natura del divino e
delle sue ‘figure’, teologicamente dei suoi attributi («Posse, Nosse,
Velle infinitum», secondo la formulazione di Agostino che Vico ripren-
de in
De uno
, II). Concezione indispensabile, fondamento metafisico-
teologico (e ‘ortodosso’) del suo pensiero, per quanto suoi interpreti
vogliano negarne, ridurne o trasvalutarne la portata.
Un’ipotesi critica da me avanzata (e la cui precisazione è affidata a
pagine in questo momento in attesa di pubblicazione) è che Vico fosse
significativamente implicato nel tanto esteso e complesso dibattito su
«potestas absoluta» e «potestas ordinata» che dal XIII-XIV secolo per-
veniva, anche con modulazioni consistentemente rinnovate, almeno fino
al tardo Seicento (e ragguardevolmente ad ‘interlocutori’ come Galilei,
Descartes, Malebranche); e che vi fosse implicato pure con sicuri elemen-
ti di almeno parziale consapevolezza: basta pensare oltre alla cospicua
presenza nella sua formazione di autori e dottrine della scolastica e della
seconda scolastica, all’anno in cui si dedicò, secondo la personale testi-
monianza della
Vita
, allo studio di Suárez. Non soltanto. Ben di più, la
tesi è che Vico si sia inserito nella tradizione, ‘antivolontaristica’, della
«potestas ordinata» (nella quale si ‘incontrarono’ Tommaso e Ockham)
opposta a quella ‘scotista’ della «potestas absoluta», come attestano
numerosi, eloquenti, e in sostanza costanti luoghi della sua opera.
ENRICO NUZZO
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Ivi, p. 17.
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