finisco con il riconoscere al progetto vichiano (però peculiare, limitato
a quel mondo) di istituire una sua ‘
mathesis universalis
’ maggiore forza
e durata di quanto alla fine gli assegni Vitiello.
Una via di uscita da quella «crisi» però Vitiello l’individua in Vico.
E l’individua in una modalità in una strategia, alla quale egli tiene
molto. Integrare «il ragionamento con la narrazione, il
mythos
con il
logos
, dando vita ad un mythologein». Secondo l’autore il pensatore
napoletano adotta intenzionalmente la strada di una lingua narrativa,
tutta fantasiosa (e fortemente «barocca»). «La sua filologia, etimologia
è tutta fantastica. Consapevolmente, intenzionalmente fantastica»
13
.
«La grande ‘fantasia mimetica’ di Vico s’adegua pienamente alla forma
narrativa del mito»
14
. Anche se – va detto – Vitiello opportunamente
chiarisce che si tratta del «linguaggio della topica e non della critica, ma
di una topica che viene ‘dopo’ la critica e non ‘prima’»
15
: così distan-
ziandosi – ma con il pericolo alla fine di ricadervi – da una linea inter-
pretativa del pensiero di Vico (già per diversi aspetti Croce, Nicolini,
poi Grassi, Verene, ecc.) che rischia di schiacciarlo sulla «fantasia».
Debbo avvicinarmi alla conclusione, dopo una prima approssima-
zione a questo libro.
Il discorso dovrebbe riguardare molte cose. Già il barocco in Vico,
a parte l’innegabile sua «
meravigliosa
lingua barocca» (altrove ho avvia-
to una serie di riflessioni su ‘lingua’ e/o struttura concettuale del baroc-
co). Poi la filologia, etimologia, praticata da Vico: la quale, anche se con
momenti di personale ‘fantasiosità’, attingeva – con esiti mirabilmente
diversi – ad un modello assai diffuso nella filologia coeva, specie tra i
‘filologi cristiani’ (Georg Johan Horn, Samuel Bochart, Pierre-Daniel
Huet, etc.). Ma soprattutto il mito in Vico, e in primo luogo il suo par-
lare narrativo-mitico: sul quale anche qui avrei molti dubbi. A mio avvi-
so – e la cosa conta molto – il mito non è enigmatico in Vico, come non
è enigmatico il suo Dio. Dietro ogni mito vi sono fatti, eventi, realtà,
per lo più di ‘lunga durata’, che attendono di essere compresi, senza
eccedenze residue, da parte di chi sappia leggere il loro essere detti
appunto nella forma del linguaggio mitico. Si trovi in Vico un mito che
egli non provi a decifrare per intero, che non possa essere decifrato per
intero, e ricondotto totalmente alla realtà che vi si esprime, con una
ENRICO NUZZO
122
13
Ivi, p. 52.
14
Ivi, p. 60.
15
Ivi, p. 19.
1...,368,369,370,371,372,373,374,375,376,377 379,380,381,382,383,384,385,386,387,388,...484