In quanti modi si può parlare della verità? Che ne è del fatto rispet-
to al vero?
Il libro di Vitiello dice variamente e in molti modi su un tema vichia-
no in senso stretto e su un tema moderno in senso più ampio, cioè il
tema del Vero e del suo rapporto con la vita vissuta, considerando la
verità non come qualcosa che emerge dall’ombra, non come l’essere
che vien fuori dal nulla, ma come un modo foucaultiano di ‘dire’ diver-
samente le cose. Il libro è un omaggio intenso ad Enzo Paci, con il
quale l’autore riprende in un dialogo mai interrotto molti dei temi più
cruciali relativi a Vico. È forse proprio il tema dell’
ingens sylva
– «il più
bel libro di Paci» – che Vitiello riprende nella sua interezza metaforica.
Enzo Vitiello tende innegabilmente a spostare Vico in avanti, come
ancora si fa notare nella introduzione, anche nel senso che tenta di con-
frontare la posizione vichiana con meccanismi più tipicamente moderni
e contemporanei di spiegare e intendere la realtà e le sue rappresentazio-
ni; e questo sicuramente è un dato vero, ma occorre aggiungere che insie-
me tiene presente con coerenza il debito contratto verso la modernità.
Anche se si tratta di un rapporto con la modernità impostato natural-
mente secondo coordinate interne a un’epoca di rappresentazione del-
l’immagine del mondo. La gamma delle letture e dei riferimenti più o
meno espliciti è molto vasta, e di sicuro un’opera che Vitiello deve aver
letto a fondo e deve avere molto amato è il dialogo, tanto caro anche a
Vico, del
Cratilo
platonico. Non solo le pagine acute che dedica ad alcu-
ni passi di Platone, ma anche l’assimilazione di alcuni dei temi, come la
corrispondenza tra la parola che dice l’essere come parola vera e la paro-
la che non dice l’essere come falsa; così come l’attenzione verso quei pre-
dicati dell’essere quali la voce, l’aspetto e soprattutto il colore.
Sul colore Vitiello torna di frequente, non sempre in maniera espli-
cita, e accompagna Platone con Goethe, nella considerazione di un
colore proprio non dell’oggetto, ma passione del gesto. La differenza di
rappresentazione di una metafisica che procede
intelligendo
e di una
che, al contrario, cammina
non intelligendo
descrive con efficacia la dif-
ferenza di prospettiva tra il vedere l’oggetto e il trasformarsi nell’ogget-
to e permette così di confrontarsi sul diverso approccio al tema dello
statuto della sensibilità tra la scolastica e Descartes: il colore, come
l’odore, concetti che Vico propone più esplicitamente nel
De antiquis-
sima.
appartengono al soggetto o all’oggetto? Il ritrovamento delle
radici etimologiche dei verbi
olere
e
olfacere
rafforza in Vico la convin-
zione che sia l’esercizio del
sensus
a determinare le facoltà. Il platonico
MANUELA SANNA
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