chroma
è «il colore della passione, che lega col filo della memoria figu-
ra e voce, quando son divise»
2
.
E nel libro che presentiamo ci sono e si sentono – anche se a volte
sullo sfondo – Spinoza e Leibniz prima di tutto; Spinoza, via radical-
mente opposta a Vico perché poco lungimirante sui rischi di un’intel-
lezione disgiunta dall’immaginazione, è qui fondamentalmente la dire-
zione che conduce a Nietzsche; la soggettività come volontà parte da
Spinoza, che vede nell’idea – contro Cartesio – l’implicazione di un’af-
fermazione o di una negazione, e mai di un’immagine muta.
Il Vico che compare in quest’ultimo libro di Vitiello è soprattutto e
particolarmente il Vico del
De antiquissima
, alla lettura del quale poi in
maniera esplicita vengono dedicati i due capitoli centrali. La consape-
volezza, a detta dell’Autore, che si tratti di un’opera di passaggio la
rende un osservatorio speciale, un «grande fallimento, più istruttivo di
tanti successi»
3
; forse il cambiamento è dovuto a un interesse più spic-
cato verso il tema della Metafisica, in particolare sul problema
dell’Essere delle cose, di quelle cose, che poiché divise e divisibili, di
fatto non sono. E della posizione di partecipazione nella quale si pone
Dio rispetto a questa
diminutio
. Che Vitiello spiega con la messa in crisi
dell’impianto neoplatonico nella struttura filosofica vichiana.
Ma anche quest’idea dell’«etimologico universale» che è, nelle
intenzioni di Vico, una particolare chiave di lettura per proporre una
storia di concetti, una narrazione del loro scomparire e del loro ripro-
porsi, delle loro rinnovate nascite dopo l’accumulo di rottami e sedi-
menti avvenuto nel tempo, utile a rendere ragione di come, per esem-
pio, «i romani parlarono lingua di filosofi senza esser filosofi». Per
riprendere le parole di Vico della seconda
Risposta
:
così l’origini, che io vo investigando, non sono già quelle de’ grammatici, come
gli altri ad altro proposito finora han fatto, che considerano le derivazioni delle
voci […]. Ma mi sono dato a contemplare le ragioni come i concetti de’
sapienti uomini si oscurassero e si perdessero di vista, divolgandosi ed impro-
priandosi dal volgo i loro dotti parlari
4
.
NOTE SU
VICO. STORIA, LINGUAGGIO, NATURA
125
2
Ivi, p. 18.
3
Ibid.
, p. 39.
4
Risposta di Giambattista Vico all’articolo X del tomo VIII del
«
Giornale de’ lette-
rati d’Italia
»
(1712)
, in
Opere filosofiche
, a cura di P. Cristofolini, Firenze, 1971, p. 149.