nella mente, si dice in termine proprio
cogitare
»
9
.
Cogitare
è per
Agostino
pensare
nel senso di recuperare e raggruppare di nuovo ogget-
ti di conoscenza che vanno chiamati a raccolta come da uno sbandamen-
to. E il
cogitare
trova posto nei capitoli delle
Confessioni
dedicati alla
memoria, che conserva in ordine sparso quel che il pensiero si preoccu-
pa di raccogliere. Da Aristotele certo, ma da Agostino poi, Vico mutua
la ricchezza della Memoria, del tesoro di immagini senza numero ripo-
ste nei ricettacoli di quella memoria che conserva ogni genere di cose
percepite e che fa delle sue sale immense un laboratorio al quale non si
affida la realtà ma le immagini di questa. La mente stessa è memoria;
così come per Vico tutto nasce dal corpo e, legata al corpo, la memoria
rievoca la paura e fonda la comunicazione. E l’
imago
, l’
ei"dwlon
, è
l’«icona del gesto» quando il gesto non c’è, quando non è presente alla
vista. Immagine come «medio» tra memoria e mito, «luogo non del
vero, ma del verisimile».
2.
Gignere
e
minuere
. Il commento di Vitiello all’affermazione del
De uno
per la quale il
verum
vien fuori dalla
mentis cum rerum ordine
conformatur
è un commento importante e lucido
10
, che descrive uno
scenario cambiato del tutto rispetto al
De antiquissima
: la verità si pone
come
conformatio,
il vero è conformità ad un
ordo
fortemente connota-
to agostinianamente, a una regola, a uno schema, rispetto al quale il
fal-
sum
è una discordanza. Il brano vichiano introduce a quei cinque
lemmi definiti da Vico gli «assunti metafisici», che terminano con la
proposizione che l’idea dell’oggetto proposta alla mente sia nell’ogget-
to. La traduzione di Sarchi, utilizzata dalla canonica versione editoria-
le delle
Opere filosofiche,
traduce il latino «esse in objecto» con «corri-
sponde l’oggetto», quando Vico usa
conformatio
e non
correspondentia
o
convenientia,
come spesso l’età moderna traduce l’
adaequatio
di
Tommaso.
Correspondentia
e
convenientia
stringono di più sul rappor-
to copia/modello, laddove
conformatio
libera una zona più autonoma
legata propriamente al «darsi forma», secondo il modello ciceroniano
del «mundus a natura conformatus», al quale Vico pensa anche nella
celebre distinzione tra quel che
Deus gignit,
e quel che
homo componit
et facit.
Qui è davvero quel
gigno
da cui proviene
ingenium.
La questione centrale diventa subito la prospettiva di rapporto con
l’oggetto, il modo in cui l’oggetto viene esperito, e la configurazione di
MANUELA SANNA
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10
Vico
, p. 24.