verità che assume attraverso la formazione del concetto, che si modifica
con il modificarsi dell’uomo e dell’umanità. Nell’età della riflessione il
concetto si forma per mezzo di un’astrazione per generi, mentre nell’au-
rorale età poetica l’universale fantastico si costruisce usando una fanta-
sia che opera per «ritratti», cioè si esprime connotando ancora una volta
una sede privilegiata nell’organo della vista
11
. Si rende necessaria una
distinzione tra piano fisico e piano metafisico a seguito della constata-
zione che tra sensibilità e realtà dei corpi vi è un limite profondo e per
conoscere la verità bisogna seguire una strada diversa da quella dei
sensi. Che è un’espressione che costringe Vico a prendere posizione, suo
malgrado, a fianco del pensiero razionalista, impegnato a considerare la
realtà delle cose immaginate come assolute per chi le immagina. Ma è
insieme una riproposizione di una questione portante proposta dalla
scolastica e ripresa dalla riflessione vichiana, cioè il riemergere di una
riflessione sulla distinzione tra «natura» e «rappresentazione» dell’og-
getto di conoscenza, che ripresenta la classica domanda moderna se una
modalità finita possa o meno rappresentare l’infinito.
La riflessione è in generale sul processo di conoscenza e sull’obiet-
tivo che deve perseguire: il processo astrattivo nasce da un
vicium
della
mente umana, da un difetto, da una mancanza strutturale, vale a dire
dalla dichiarazione di impossibilità di contenere al proprio interno gli
elementi che producono l’esistenza degli oggetti. La differenza tra
mondo fisico e mondo metafisico è nel
De antiquissima
una riproposi-
zione, in parte, della separazione tra intelletto divino e intelletto
umano, riconoscibile insieme limitato e potente. La verità metafisiche
non possiedono forma, e per questo sono luminose, quelle fisiche sono
circoscritte e perciò opache. Alle spalle del criterio di verità prende
posto una metafisica della luce, e il lettore vichiano conserva bene nella
memoria il continuo alternarsi dell’effetto luce-oscurità, luce-tenebra
che permea tutta la simbologia della
Scienza nuova
e del nesso, sempre
presente, tra ragione e luce.
L’interpretazione dell’
intelligere
come «leggere perfettamente» o
«conoscere apertamente»
12
, nella sua forma nitida e perfettamente fo-
calizzata, stabilisce la differenza sostanziale rispetto al piano del
cogita-
re
, che può essere solo conoscenza di cose prive di confini e di forme.
NOTE SU
VICO. STORIA, LINGUAGGIO, NATURA
129
11
Cfr. G. P
ATELLA
,
Senso, corpo, poesia. Giambattista Vico e l’origine dell’estetica
moderna,
Milano, 1995.
12
De ant.
, I, I, p. 62.
1...,375,376,377,378,379,380,381,382,383,384 386,387,388,389,390,391,392,393,394,395,...484