rava in Paci un programma di ricostituzione della enciclopedia del
sapere in senso decisamente anticartesiano. Di nuovo è qui apprezzabi-
le l’ispirazione vichiana; quella ispirazione che, per esempio, è del tutto
assente o inconsapevole della sua origine nella
Critica della ragione dia-
lettica
di Sartre, certamente non a suo vantaggio. La via intrapresa
avrebbe dovuto suggerire a Paci un più radicale procedere critico rela-
tivamente ai fondamenti (o ai non fondamenti) di ogni pratica interpre-
tativa e su ciò di nuovo concordo con Vitiello. Cioè si sarebbe dovuta
battere sino in fondo la strada della intrascendibilità della prassi e della
contemporanea, paradossale presenza, in ogni ‘pratica’, quindi in ogni
preventiva formazione del «senso comune», di un tratto costitutivo o
trascendentale e di un tratto ‘materiale’. Trascendentale e materiale
entrerebbero così in un corto circuito che ne esigerebbe una riformu-
lazione, ma anche, al di là di questa, della consapevolezza della natura
‘pratica’ della riformulazione stessa: una sorta di al di là della filosofia
come destino ‘etico’ stesso della filosofia. Questo modo di impostare il
problema porrebbe, a mio avviso, in questione, cioè in un corto circui-
to critico fecondo, anche il procedere argomentativo che Vitiello rivol-
ge sia a Vico sia a Paci. Ma si aprirebbe così un discorso decisamente
troppo lontano dallo spirito e dagli intenti di questo intervento.
C
ARLO
S
INI
VI
Ho tentato di discutere le interpretazioni vichiane di Vitiello nella
‘presentazione’ del libro, che egli mi ha chiesto di scrivere e che io ho
scritto con piacere. Non vale, dunque, e, in ogni caso, non voglio ripe-
termi.
Preferisco rendere esplicita – sia pure in poche righe, largamente
ripetitive di un ben più articolato discorso, che presumo di avere altro-
ve abbozzato – l’alternativa lettura ‘storicistica’ di Vico, che ritengo
vada ribadita, almeno da parte mia, non solo dinanzi alle proposte teo-
retiche di Vitiello, il quale, con Vico, ripensa e approfondisce i suoi
problemi in un ammirevole sforzo trivellante di confronto filologico
assai sottile, ma anche, ed ancor piu, dinanzi a ritornanti tentativi di
‘attualizzazione’ di Vico (una vera maledizione per il grande napoleta-
no), sia pure non più in chiave idealistica e neo-idealistica o positivisti-
ca, che, tuttavia, appaiono da rimpiangere in confronto con alcune bal-
NOTE SU
VICO. STORIA, LINGUAGGIO, NATURA
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