individuarne la specificità. La «
libertà di far
» non è limitata in princi-
pio ma dalla sua stessa logica, avvertita della consapevolezza delle
«certe eterne verità» che sono egualmente nella mente dell’uomo. In tal
senso la libertà non è disordine ma ricerca di ordine, «l’ordine delle
idee» che «deve procedere secondo l’ordine delle cose», non al contra-
rio, come era nella logica antica ed anche in quella desoggettivizzata, in
cospetto della pluralità delle
nature
delle cose rintracciabili nei loro
nascimenti, qui ed ora nel tempo e non nello spazio eterno solcato dalla
cavalcata trionfale del concetto. La logica di Vico è quella del «mondo
civile», ossia «mondo degli uomini» la cui dialettica e il soddisfacimen-
to dei bisogni che già abbiamo sentito indicare da Vico quando ha par-
lato «de’ fatti de’popoli» e li ha specificati nei «costumi», nelle «leggi»,
nei «commerci», «viaggi», «alleanze», «guerre» e «paci», insomma le
«umane necessità o utilità che sono i due fonti del diritto naturale delle
genti». Ed è questo diritto naturale delle genti che definisce ulterior-
mente «l’ordine» che «considera l’uomo in tutta la società del genere
umano», avendo ben chiaro il punto di discrimine tra l’umanità come
socievolezza organizzata e la «solitudine» subumana, superando grazie
alla «forza eroica» della scelta tra il saper rimanere «con virile fatica
all’altezza dell’ordine civile» o il ritorno tra «le fiere bestie disperse per
la gran selva della terra». Ciò vuol dire che Vico mira ad una coppia di
forme di filosofia della storia, necessariamente integrantesi. Una è la
filosofia materiale della storia, ciò che consente di cogliere il senso
complessivo del movimento storico senza convellere, teleologicamente,
l’essenza individuale degli uomini, che pur ha una valenza ultraindivi-
duale, cioè sociale. L’altra è la filosofia formale della storia, ossia ciò che
consente il riferimento del movimento tumultuoso, e proprio in quan-
to tumultuoso a princìpi normativi, tuttavia non astratti, non sovrappo-
sti dall’esterno alla vita storica. Le due filosofie in qualche modo si con-
giungono nell’individuare la «provvedenza» in «questo mondo civile di
nazioni», che è «
certamente
fatto dagli uomini ch’è il primo principio
indiscutibile» della
Scienza nuova
. In altri termini la «provvedenza» è
«l’equazione tra individuo e storia» che va finalmente colta nella sua
valenza, per «dimostrare» «la provvedenza di Dio». Cosicché «infino
ad ora», i filosofi, «avendo contemplato la divina provvidenza per lo sol
ordine naturale, ne hanno solamente dimostrato una parte», ossia l’es-
sere che naturalmente si conserva in una qual forma dell’ontologia cri-
tica della natura e della storia. I filosofi «non contemplano già [la prov-
videnza] per la parte che era più propria degli uomini, la natura de’qua-
NOTE SU
VICO. STORIA, LINGUAGGIO, NATURA
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1...,385,386,387,388,389,390,391,392,393,394 396,397,398,399,400,401,402,403,404,405,...484