GLI STUDI VICHIANI DI EUGENIO GARIN
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Quanto al secondo punto, il problema del nesso Galilei-Vico, si ca-
pisce assai bene, dalle limpide pagine dell’
Introduzione
al lavoro di
Child, in che senso Vico di fatto (‘oggettivamente’, si potrebbe dire)
completi Galilei. Per la loro limitata funzione quelle pagine non pote-
vano però aiutare a intendere come (e se) il modello galileiano – ap-
punto poggiato sull’idea dell’omogeneità tra sapienza divina, mondo
naturale e mente umana – abbia potuto operare, sulla genesi e matura-
zione della scienza del mondo civile delle nazioni, in modo specifico,
determinato: e non invece come un assai generale, generico, ideale di
comprensione razionale di una sfera della realtà
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.
In connessione con ciò si pone infine il punto dei rapporti tra Vico
e il Rinascimento, cioè dell’implicito drastico loro ridimensionamento
in Vico, nel ‘Vico maturo’. Questi, si sa, ribaltava il Vico della
prisca
philosophia
, e quindi anche delle eredità assunte dal Rinascimento
denziava l’‘appoggiarsi’ dello stesso scritto
De constantia iurisprudentis
«ad un richia-
mo alla metafisica della
vis
e del
conatus
» (N.
B
ADALONI
,
Introduzione
a G.
V
ICO
,
Opere giuridiche
, Firenze, 1974, p. XXXIV). È un dibattito sul quale non è certo
questo il luogo per reintervenire: chiedendosi, ad esempio, se quel ‘richiamo’ non ma-
nifestasse una residua dislocazione del ‘conatus’ sul piano di una ‘metafisica antropo-
logica’ (senza più organico fondamento ‘cosmologico’); o ribadendo una personale
propensione a rinvenire una sostanziale autonomia della scoperta e utilizzazione del
verum-certum
, quale effettiva architrave della riflessione genetica di Vico, capace di
operare anche senza il
verum-factum
(come del resto avveniva lungo il
Diritto univer-
sale
). Ma è un dibattito che occorreva rammentare per segnalare che Garin su di esso
non ritenne di intervenire, di fatto così mancando di confrontarsi in primo luogo con
Badaloni, alla cui lettura ‘europea’ e ‘moderna’ di Vico per il resto era piuttosto vicino.
Sul nodo teorico del
verum-factum
in Vico, sulla questione storiografica che lo ha
investito, più in genere sulla complessa e difficile storia del nesso, dall’antichità alla
contemporaneità, si dispone ora dell’ottimo lavoro di M. M
ARTIRANO
,
Vero-Fatto
,
Napoli, 2007.
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E non a caso il motivo ‘Galilei-Vico’ nella storiografia vichiana è rimasto in
sostanza più volte detto, ripetuto, che affrontato con effettuale esplicatività, spesso af-
fidato ad indicazioni generiche circa l’assunzione nel pensiero vichiano dello ‘speri-
mentalismo’ galileiano. Anche su ciò non è improprio intervenire qui ‘dall’esterno’, se-
gnalando diversi possibili percorsi critici, idonei almeno a contribuire a intendere la
complessità della questione. In tal senso a chi scrive è apparso fruttuoso rinvenire nel-
l’orizzonte della filosofia e della scienza moderna, motivi e specifici contenuti di solle-
citazione, ai quali poteva attingere l’impresa di fondare una scienza del mondo umano,
provenienti piuttosto dall’orizzonte del razionalismo cartesiano e postcartesiano: con
le discussioni su ‘probabile’ e ‘necessario’, con la produzione di logiche analitiche e
sintetiche (quindi anche di una ‘logica dal semplice al complesso’ attivabile nel rinve-
nimento di una sequenza di necessari momenti di produzione dell’umano), e così via.
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