Con ciò, tuttavia, viene chiarita solo la possibilità della significazio-
ne in generale e non ancora il ruolo del suono. Per procedere in questa
direzione, viene da un lato ripresa l’idea per cui lo sviluppo del linguag-
gio articolato volgare dipende dal contesto storico-sociale e dalla sua
evoluzione
18
, dall’altro viene rilevato che
le voci si sostituiscono ai segni visivi perché solo le voci possono costituire la
sostanza corporea […], in grado di corrispondere non solo alla complessità,
ma anche alla rapidità di un pensiero che sempre più si affranca dal riferire alla
presenza immediata dei corpo la ragione e il valore delle proprie idee
19
.
Occorre infatti tener presente che le prime fasi dello sviluppo lin-
guistico sono essenzialmente metaforiche, cioè procedono per espan-
sioni progressive di significato a partire da una certa immagine sensibi-
le: di volta in volta, un certo elemento viene impiegato per simboleggia-
re una classe – antonomasia –, oppure per indicare l’intero cui appar-
tiene – sineddoche. Ad un certo punto, l’espansione semantica è tale
che il riferimento alla prima immagine si dissolve nelle occorrenze del
suo impiego: l’immagine, a furia di essere ripetuta, perde il significato
intrinseco che aveva e diventa un mero segnale, dove la sua convenzio-
nalità non viene a determinarsi di punto in bianco, ma risulta il preci-
pitato stesso dell’evoluzione storica della lingua.
Tuttavia, procedendo in tal modo, sembrerebbe altrettanto legitti-
mo dover presupporre una pur minima forma di razionalità, tale da
rendere possibile ai bestioni quella grande finzione che è la loro prima
esperienza di
Giove fulminante
: affinché si interpreti il cielo come una
divinità che parla, occorre infatti che la mente sia predisposta a pensa-
re secondo lo schema del significante-significato a sua volta presuppo-
sto da quel parlare, occorre cioè che sia possibile pensare qualcosa di
appartenente al mondo come rimando a qualcos’altro. Anche ammes-
so che il segno divino non comunichi propriamente altro che se stesso,
ciò non toglie, infatti, che per essere segno divino debba rimandare a
VICO E LA VOCALITÀ DEL LINGUAGGIO
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18
Alla ripresa della tesi di Pagliaro circa il ruolo dei
famoli
nel costituirsi del lin-
guaggio convenzionale, è dedicato il cap. IV del saggio di Cantelli,
Mente corpo linguag-
gio
, cit., pp. 175-215. Un ulteriore approfondimento del tema che non manca tuttavia
di sottolineare l’assenza in Vico di una teoria capace di spiegare la continuità dell’evo-
luzione linguistica, è offerta anche da L. F
ORMIGARI
,
Ermeneutica giuridica e teoria della
lingua in G. B. Vico
, in «Intersezioni» VII (1987) 1, pp. 53-71.
19
G. C
ANTELLI
,
Mente corpo
linguaggio, cit., p. 281.